Il mio Romics

Ogni anno, dopo il Romics, cerco qualche testimonianza su You Tube, tanto per rituffarmi in quei magnifici giorni autunnali, in cui la Nuova Fiera di Roma apre le porte ad uno dei più bei festival del fumetto, games e animazione che abbia mai visto. E’ certo che in questa valutazione c’è tanto di soggettivo, tanti elementi, tanti fattori personali che hanno certamente condizionato la mia scelta, e proprio per questo mi allontano e astengo dal sostenere tutti quelli che, dopo essere stati al Romics ed essersi divertiti, amano criticarlo a spada tratta.

Molti sono cresciuti in una società nella quale la loro passone verso questo tipo di prodotti veniva considerata come “infantile”, mentre molti altri sono stati costretti a spostarsi verso raduni o fiere per poter incontrare qualcuno che condividesse con loro quella passione. Il Romics ha tutte quelle caratteristiche che servono per creare una sorta di Isola che non c’è. Certo, Roma non ha le caratteristiche per poter arrivare ai livelli di Lucca, che accoglie fra le sue antiche mura un vero e proprio carnevale; ma, a suo modo, è comunque riuscita a creare una piccola città nella città. Una caratteristica che, tra l’altro è propria della città di Roma, che è abituata a contenere piccoli centri all’interno della sua grande estenzione. Laddove, per me, Piazza Crivelli è il mio piccolo centro quotidiano, la Nuova Fiera di Roma è il mio piccolo, grande rifugio dal quotidiano.

Nei giorni in cui impazza il Romics è tutto un po’ favolistico: per le strade che conducono alla stazione Tiburtina si incontrano cosplayer, ragazzi con abbigliamento metal, con abbigliamento dark o gotico, oppure ragazzi con una maglietta, una spilla, un fermaglio, una borsa, un qualsiasi piccolo oggetto che riconduca al mondo dei fumetti e dei cartoni animati. In questo continuo incontro si ha la sensazione di non essere più soli nel marasma cittadino e si percepisce una certa vicinanza con questi ragazzi, vicini di casa, o persone che magari si incontrano per tutto l’anno nell’autobus, ignari di condividere la medesima passione.

Arrivati alla stazione, al binario venticinque, si ha già la sensazione che qualcosa di grande stia accadendo, perché in quei giorni quel treno che porta a Fiumicino Aeroporto non carica più viaggiatori, ma centinaia di persone dirette al Romics ed il grigiore della banchina si colora con gli sgargianti vestiti dei cosplayer, con le risate dei giovani, con il loro chiacchiericcio sulle ultime novità su anime e manga, oppure su ciò che desiderano trovare e comprare in fiera; e si sta lì, in piedi o, a volte, seduti sulla banchina con i piedi penzolanti sui binari, ad attendere che quella voce metallica annunci l’arrivo del treno, un treno che diventa favolistico, come quello di Harry Potter, e poi…non resta che sperare di trovare posto!

Una volta arrivati a Nuova Fiera di Roma si sa che quel treno dovrà fare altre fermate, ma non importa, per chi va al Romics quello è il capolinea. Da lì in poi inizia il lungo pellegrinaggio, dapprima sul ponte dei binari, successivamente sul lungo tunnel bianco che conduce alla fiera, un tunnel reso infinito dall’ansia di vedere il Romics. Un tunnel che ti costringe a guardare avanti, lì dove il sole riprenderà a battere sulla pelle e gli occhi potranno bearsi del gigantesco manifesto della fiera, con al centro un lupetto e la grande scritta ROMICS.

Un viale circondato da placidi ulivi rappresenta il rush finale per arrivare alle casse e poi dopo ammirare, dalla balconata in alto, tutto il padiglione contenente gli stand e l’enorme brulicare di gente che gli passa accanto. Lassù ho condotto molte persone che per la prima volta partecipavano a un evento simile e tutte le volte ho visto sui loro volti un’espressione fra stupore e felicità, quella felicità spontanea e genuina che si vede negli occhi dei bambini, e proprio in quelle espressioni capisco che, in fondo, anche chi non è avvezzo a questo mondo, se viene portato a contatto con eventi di questo tipo, ritroverà il bambino perso nei gas di scarico, nel cemento e nelle mura di una società che, quotidianamente, tarpa le ali ai nostri sogni. Il treno, il tunnel bianco e la balconata, sono alcuni degli elementi che rendono unica questa fiera del fumetto che, dispersa nella periferia di Roma, circondata solamente da verde, sembra essere un luogo in cui ogni tipo di sana follia è concessa, perché la città grigia è lontana, molto lontana, quasi inesistente.

Altri elementi che rendono la struttura della Nuova Fiera di Roma adatta all’evento sono i prati che la circondano, su cui potersi sdraiare o consumare il pranzo, ed il suo lungo ponte coperto che consente, in caso di pioggia, di poter stare all’aperto senza bagnarsi.

La fiera inoltre dispone di tre padiglioni ben distribuiti, di cui uno dedicato interamente al Romics Cosplay Awards che decreta ogni anno i partecipanti italiani alle gare europee e mondiali di cosplay! Non manca mai il concerto che funge da intermezzo, ultimamente sostituito (con mio grande rammarico) dal karaoke. Per non parlare dei numerosi incontri con le tante personalità importanti del mondo del fumetto nazionale e internazionale, anteprime, dibattiti ecc.

Un ulteriore elemento che ha sempre reso speciale il Romics era la sua collocazione tra fine settembre e inizio ottobre; l’evento sembrava posto in quel periodo proprio per dare l’addio all’estate e l’inizio di un nuovo anno universitario. Un ultimo baluardo delle feste che, solitamente, si concludeva sul tardi dopo un lungo concerto e la premiazione dei cosplayer in gara. Quell’ultimo giorno di fiera lo si godeva fino all’ultimo istante. Ma purtroppo devo parlare al passato.

Da quest’anno il Romics avrà due appuntamenti annuali, il che va a rompere la magia dell’«unico appuntamento in un anno!» che va sostituita da «tanto fra qualche mese ci sarà di nuovo.». L’edizione primaverile del Romics irrompe con molte perplessità fra gli affezionati della fiera che, sfiduciati, impreparati, scettici, decidono di giudicarla da fuori o dai commenti dei partecipanti stessi. Ed io ero uno di quest’ultimi.

Effettivamente l’edizione di primavera non è stata grandiosa come quella di ottobre: molti meno stand e un toro meccanico dove lo speaker era una donna procace che accompagnava i suoi commenti con molte allusioni sessuali (anche se sul toro c’era un bambino), unite alla gravissima mancanza dello stand della Panini ed una platea dimezzata, laddove in autunno quasi tutto un padiglione era pieno di sedie, hanno di certo contribuito ad abbassare il livello dell’evento. La qualità dei cosplay in gara era molto buona, fra cui vorrei fare le mie congratulazioni al gruppo di Miyazaki che mi ha commosso. Molti erano singoli e ciò dava vita a più scene con musica piuttosto che scenette con scambi di battute, molto più interessanti dal mio punto di vista. In particolare, ricordo che all’edizione autunnale 2012 ci furono esibizioni favolose come quella di Phoenix contro Virgo, accompagnati da quei dialoghi fantastici che resero famoso il primo doppiaggio de I cavalieri dello zodiaco, oppure la magnifica scenetta con i vincitori del Romics Cosplay Awards: Goldrake e Mazinga; oppure la audace esibizione delle Sailor Starlight! Insomma, il divertimento non è stato di certo al pari.

Tuttavia non voglio eccedere con la critica nei confronti dell’edizione primaverile, proprio alla sua nascita. In molti non sono andati a prescindere da ciò che ci avrebbero trovato e voglio auspicare che questa segua il passo dell’edizione principale, pur non oscurandola.

Infine alcuni appelli:

–         Cosplayer di tutti il mondo, unitevi anche al Romics di primavera, in fondo siete voi che fate belle le fiere del fumetto, non tanto tutta l’organizzazione. Perché bellissimi stand non avrebbero senso senza i cosplayer; quindi armatevi di fiducia verso questo nuovo Romics e l’anno prossimo, siate più numerosi!

–         Ragazzi e ragazze, non siate pessimisti sulle novità e cercate sempre di testarle con la vostra esperienza, perché per me è stata una giornata molto divertente e piacevole, nonostante i deficit.

–         All’organizzazione del Romics: basta karaoke e più concerti live, non con le basi musicali, ma con i musicisti sul palco! Ed anche se era stancante restare in fiera, l’ultimo giorno, fino a tarda serata, è pur vero che tornare troppo presto a casa non mi ha dato la sensazione di una giornata pienamente vissuta come vorrei.

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