TWR la (psico)analisi di Game of Thrones 8×05: Rosicarys

Ok, dai: 80 minuti e sarà tutto finito.
Tra mugugni, entusiasmo ed esplosioni andiamo a parlare del penultimo episodio della storia di Game of Thrones.
Come sempre, la donna rossa dall’aldilà ci ricorda che:

La Grande Guerra è alle porte. Prima, però, Danerys Santanché LaQualunque nata dalla minestra, regina dei sandali e dei primi uomini, distruttrice di catene delle biciclette, bevitrice di caffé di Starbucks e madre di costosi draghi un costoso drago in CGI sta ancora rosicando dalla scorsa settimana e, per lenire il suo bruciore al plesso emorroidario, giustizia Varys il quale, nonostante le sue leggendarie skill da portinaia, viene sgamato a spettegolare sulla vera identità di Jon.

Daenerys, confermandosi un politico illuminato, lo fa bruciare vivo. Poi, denotando anche un’ammirevole capacità di assumersi le sue responsabilità, dà la colpa a Sansa, alla legge Fornero e alla Boldrini.

Intanto Jon – che aveva fatto una capatina a Roccia del Drago giusto in tempo per rendersi conto di aver fatto una cazzata ad inginocchiarsi sull’altare del pilu – è alle porte di Approdo del Re con i suoi uomini. Qui gli viene fatto sapere che la sua vogliosa zia ha deciso di attaccare subito ma lui, almeno per una volta, prende con fermezza la saggia decisione di aspettare l’alba.

Ed eccoci dunque alla scena di Euron ‘il pacato’ che scruta il cielo, che tante credibili e ben ponderate illazioni ha generato nell’internet.

Le più accreditate teorie volevano l’arrivo di “uno stormo di draghi” (cit.) nato da delle uova che Drogon avrebbe deposto nella quinta stagione. Uova che poi si sarebbero schiuse in seguito a dei rituali portati avanti da una congrega di rettiliani terrapiattisti no-vax. La scena avrebbe dovuto essere tipo questa qui sotto ed avrebbe dovuto portare il budget di Game of Thrones a superare il PIL del Portogallo.

Secondo altre accreditate teorie avremmo invece assistito all’arrivo di Daario Naharis e dei Secondi Figli su dei deltaplani.

E INVECE NO, niente di tutto questo. É stato sufficiente che Danerys Santanché LaQualunque nata dalla minestra, regina dei sandali e dei primi uomini, distruttrice di catene delle biciclette, bevitrice di caffé di Starbucks e madre di costosi draghi un costoso drago in CGI piombasse in controluce sulla flotta di ferro per disintegrarla in un baleno.
Pochi secondi dopo vengono distrutti anche gli scorpioni di Qybrun presenti sulle mura del castello. Nel giro di un solo episodio le enormi balestre ammazzadraghi sono passate dal grado di pericolosità ‘missili Patriot durante la Guerra del Golfo’ a quello ‘bolle di sapone di mio figlio di 3 anni’.


“Occhio David, che l’F4 s’è inceppato”

Senza considerare come Drogon colga alle spalle tutta la legione di soldati Lannister + Compagnia Dorata senza che nessuno l’abbia visto arrivare. Come dice il mio amico Mimmo: forse è nero perché rivestito di vernice stealth.
Contestualmente le mura di cinta della città saltano per aria al contatto con le fiamme del drago perché evidentemente erano state costruite con la diavolina (che altrimenti non si spiega perché esplodano in quella maniera lì…).

Dalla Fortezza Rossa Cersei assiste attonita e inizia a canticchiare un pezzo dei Baustelle ‘La guerra è finita, per sempre è finita, almeno per me. Emotivamente instabile, viziata ed insensibile, un professore la bollò…’
Le campane della resa risuonano per le vie della città.
Ma Danerys Santanché LaQualunque nata dalla minestra, regina dei sandali e dei primi uomini, distruttrice di catene delle biciclette, bevitrice di caffé di Starbucks e madre di costosi draghi un costoso drago in CGI purtroppamente ha ancora quel fastidioso pizzicorino al plesso emorroidario e, obnubilata dalla rosicata e dalla sindrome pre-mestruale, disintegra l’intera città massacrando la popolazione (evidentemente in quei giorni in cui era rimasta chiusa nella sua cameretta senza mangiare si era sparata la maratona dei Transformers di Michael Bay e Man of Steel).

E siccome i sotterranei di Approdo Colabrodo del Re, come ben sappiamo, sono pieni di altofuoco, ecco che salta in aria tutto quanto in un tripudio di esplosioni rosse e verdi.

Nota a margine: se siete affranti per la morte degli abitanti di Approdo Colabrodo del Re, vi ricordo che trattasi degli stessi stronzi che esultarono per la decapitazione di Ned Stark.

La vagina regina Cersei sarebbe basita, se non fosse che il tasto F4 a ‘sto giro vuol dire ‘esplosione’, e allora commenta l’accaduto con una frase lapidaria.

Nel marasma il Mastino salva la vita ad Arya dicendole di andar via dalla Fortezza Rossa e scatta così l’attesissimo Cleganebowl, che sono belle soddisfazioni soprattutto quando ser Gregor perde l’elmetto e scopriamo che in realtà si tratta di un doppelganger di Varys strafatto di crack proveniente da un’altro universo.

Volano botte da orbi e, alla fine, volano anche loro due… fuori dal balcone.

R.I.P. fratelli Clegane, insegnate agli angeli l’amore fraterno.

Intanto Jaime, che era stato fatto prigioniero dagli Immacolati, viene liberato da Tyrion per onorare un pluriennale scambio di favori del tipo “io faccio evadere te, poi tu fai evadere me”. Casualmente mentre prova ad introdursi nella Fortezza Rossa da un passaggio segreto, Jaime incontra Euron ‘il pacato’ in spiaggia. I due si infilzano reciprocamente ed Euron muore felice.
Jaime arriva così a raggiungere Cersei per portarla in salvo nei sotterranei E INVECE NO nei sotterranei ci muoiono sotterrati come due stronzi. Lui si congeda citando i Metallica.

Nel frattempo Jon se n’è scappato col suo esercito un po’ perché ha capito che a questo punto Daenerys lo avrebbe ucciso vedendolo come una minaccia e un po’ perché in disaccordo con il massacro.
Arya invece è protagonista delle migliori sequenze dell’episodio quando, in fuga in mezzo alla folla impazzita, assiste alle brutalità dei guerrieri ed alla follia di Daenerys. Si salva per miracolo e alla fine le si palesa un cavallo bianco che è diventato la nuova ossessione di quegli stronzi che fanno teorie nell’internerd generando fiumi di articoli clickbait. Il ventaglio di minchiate infiocchettate stavolta va da: “il cavallo lo comanda Bran” a “è un riferimento biblico e Arya è uno dei Cavalieri dell’Apocalisse”.


– E INVECE NO Arya ed io andiamo a vincere il palio di Siena! –

E ora passiamo al solito angolo delle considerazioni semiserie sulla puntata.

Game of Thrones è quasi arrivato al capolinea, e lo ha fatto dopo aver iniziato a correre disperatamente appena prima della curva che portava al traguardo del finale di serie. Lo show ha perso il suo ritmo compassato – quello grazie al quale aveva creato un world-building granitico fatto di personaggi credibili e sviluppi narrativi plausibili – ed ha perso tanti pezzi per strada. E per “pezzi” non intendo solo i personaggi inevitabilmente portati via dal Dio della Morte, ma anche gran parte della solide fondamenta narrative su cui la serie era stata impostata (e si era retta) fino all’inizio della settima stagione.

Nonostante draghi, gente che resuscita e streghe pluricentenarie con l’aspetto di appetibili milf, Game of Thrones aveva sempre portato avanti una filosofia poco televisiva e molto romanzesca: ci voleva tempo per veder maturare i personaggi, ancor più tempo per stravolgere gli equilibri di potere. Adesso, invece, nel giro di un episodio, quella che fino a 5 minuti fa era la salvatrice della patria – la socialista Daenerys votata alla liberazione degli schiavi e alla difesa degli oppressi – è diventata il più grosso assassino di massa dei Sette Regni.
Intendiamoci: che Danerys diventi folle, che distrugga Approdo del Re e lo faccia in modo ancor più meschino dopo che le campane suonano la resa, è giusto e funziona. Che da nemico della tirannia diventi lei stessa un tiranno sanguinario ci sta tutto. Ma non può succedere così in fretta. Facciamo un passo indietro di appena due settimane: nell’episodio 8×02 la troviamo ancora fidanzatina felice che limona col suo Jon dopo una gitarella in volo sul dorso dei draghi, e nell’episodio 8×03, la Lunga Notte, c’è stato ben poco spazio per le chiacchiere. I primi segni di rosicata Daenerys li ha iniziati a manifestare nello scorso episodio (l’8×04 The Last of The Stark), probabilmente quello scritto peggio dell’intera serie. Un accrocchio di 80 minuti le cui scelte narrative vengono giustificate così:

Come scrivevo la scorsa settimana, questa stagione è stata impostata su due punti fermi: la Lunga notte dell’episodio 3 e la caduta di Approdo del Re nell’episodio 5. Quello che c’era in mezzo, eventi per il cui sviluppo ci si prendeva tutto il tempo necessario (anche intere stagioni), vengono compressi a calci in culo in un minutaggio troppo ristretto, dando a Game of Thrones un ritmo che non gli è mai appartenuto. Paradossalmente, questa svolta più televisiva e commerciale, quasi da pop corn movie che predilige l’azione alla narrazione, non solo non è piaciuta alla nicchia di appassionati che hanno letto i libri di Martin o che, più in generale, masticano fantasy, ma non è piaciuta nemmeno al pubblico generalista (ormai GoT è una serie parecchio trasversale che viene vista dalle più disparate categorie di spettatori). Guardate, ad esempio, i thumbs up e thumbs down che ha ricevuto l’approfondimento Inside the episode relativo all’ultima puntata:

Si è arrivati a questo collo di bottiglia per vari motivi: HBO avrebbe voluto una nona stagione (e lo credo visto il successo della serie) ma nel 2016 Weiss e Benioff hanno deciso di chiuderla con 13 episodi, 7 nella settima stagione e sei nell’ottava perché, dicevano, “sappiamo quante ore servono per chiudere lo show”. Probabilmente il motivo è che avevano anche deciso di dedicarsi ad altro (la serie HBO Confederate già annunciata, ed il progetto legato a Star Wars per Lucasfilm, probabilmente addirittura una trilogia di film). All’inizio avevo accolto come una buona notizia la chiusura alla stagione 8: niente stiracchiamenti e via verso la naturale conclusione E INVECE NO. Il budget per le battaglie ha reso impossibile la realizzazione di un numero di episodi sufficiente per chiudere al meglio le tantissime storyline di tutti i personaggi e così è stato ammucchiato troppo materiale in troppo pochi episodi. Si è rivelato un grosso errore.
Non faccio il produttore esecutivo, né lo sceneggiatore e non voglio mettermi a fare come quelli che si credono allenatori quando guardano le partite di calcio (che poi Allegri magari si incazza), però posso dirvi quello che, col senno di poi, avrei voluto vedere da spettatore. Un’ottava stagione di 6 episodi che culminasse con la Lunga Notte, ed una successiva stagione di altri 6 episodi in cui, invece, sviluppare la Grande Guerra. Il modo migliore per dare dignità e credibilità ai due archi narrativi, accompagnando anche il progressivo cambiamento di Daenerys.

Riflettendoci bene: alla puntata in sé, invece, c’è poco da rimproverare. La regia è eccellente, anche i momenti più concitati sono sempre puliti e chiari, così come efficacemente claustrofobiche sono le sequenze con Arya e la folla impazzita in fuga dal fuoco di Drogon. Però non riesco a non avere una punta di dispiacere per come si è arrivati a questo punto. Se si fosse giunti a questo episodio in modo narrativamente più armonioso con quello che Game of Thrones è stato nelle sue prime 6 stagioni, la distruzione di Approdo del Re me la sarei goduta di più.

Si corre come forsennati, gli equilibri mutano in un battibaleno spostando le pedine in campo in modo funzionale al raggiungimento dello scopo narrativo, senza però che ci sia una logica alla base. Nello scorso episodio gli Uomini di Ferro di Euron erano imbattibili contro due draghi ed una flotta di navi di Immacolati, oggi sembravano delle barchette di carta contro un solo drago a cui è bastato arrivare in controluce. Dopo la Lunga Notte, i Dothraki erano decimati, così come gli Immacolati (che, oltre alla battaglia contro gli Estranei, avevano subito significative perdite in mare nello scorso episodio). Adesso invece sono millemila miliardi (guardate l’immagine qui sotto presente nel promo del prossimo episodio). Gli Immacolati sono organismi monocellulari che si dividono per mitosi? Sono come i Mister Miguardi di Rick & Morty? O come i mostri di quei film di fantascienza in cui ne uccidi uno e diventano due?

Ecco, non c’è coerenza in tutto questo. Le cose succedono perché sì e gli Immacolati sono sempre in un numero proporzionale alle esigenze di trama di quello specifico frangente. Al tempo stesso i 20mila uomini della Compagnia Dorata – che non si capisce perché siano stati inseriti nella serie TV se spogliati del significato narrativo che hanno nei libri (vedi alle voci: rivoluzione dei Blackfyre, Jon Connington e Griff il giovane) – si dimostrano come un macchiettistico e malriuscito ibrido tra un plotone di Stormtrooper e un gruppo di maglie rosse di Star Trek. Forse se avessero avuto gli elefanti che chiedeva Cersei…

Ma soprattutto – incredibile a dirsi, ma è così – la serie avrebbe avuto bisogno di molti più dialoghi che contano per far maturare nel migliore dei modi il finale. I pochi scambi significativi – Tyrion e Cersei alla porte di Approdo del Re, Sansa e il Mastino a Grande Inverno, Arya e il Mastino nella Fortezza Rossa – sono stati rari momenti in un mare di pedine che si spostavano freneticamente. Nel mezzo, il rapporto di amore mutato in invidia di Daenerys nei confronti di Jon non può essere stato gestito in un arco temporale così breve, stravolgendo in un episodio il lavoro fatto sul personaggio nelle precedenti 7 stagioni.

Quindi tirando le somme: l’episodio in sé sarebbe grandioso ma mi risulta difficile godermelo per le premesse con cui ci si è arrivati. Che Daenerys diventi la mad queen va anche benissimo, il problema semmai è che lo diventa nel giro di 5 minuti.

E ora due parole su cosa ci aspetta.
A cosa saranno servite le lettere di Varys? Arriverà un altro colossale esercito deus ex machina – tipo Dorne o Alto Giardino – per unirsi agli uomini del nord?
Arya con le sue abilità da ninja mutaforma ucciderà Daenerys eliminando anche il Fuoco dopo che ha già fatto fuori il Ghiaccio (il Night King)? Oppure vincerà il paio di Siena secondo quelle che sono le più credibili teorie del web riguardanti il cavallo bianco?
Scopriremo per quale minchia di motivo il Signore della Luce ha resuscitato Jon?
Ma soprattutto: chi siederà sul Trono di Spade (sempre ammesso che ci sia ancora un trono alla fine del prossimo episodio)? Credo a questo punto che Darth Sansa sia la candidata più credibile.

Io vi saluto con l’immancabile link alla mia pagina Facebook, e vi aspetto lì per commentare insieme l’episodio.

Si ringrazia la pagina Facebook Game of Thrones ITALIA

Condividi