TWR la (psico)analisi di Venom: l’impresa tutt’altro che eccezionale di essere banale

Se avevate delle aspettative su Venom vuol dire che per voi l’ottimismo è il profumo della vita.

Se ci pensate bene, infatti, è del tutto ovvio perché questo film sia venuto al mondo. Dopo quell’aberrante polpettone zuccheromieloso di The Amazing Spider-Man 2, i tipi della Sony sono dovuti correre ai ripari – se non producono un film su Spidey ogni tot anni perdono i diritti – ma un ennesimo reboot sarebbe stato troppo rischioso. L’unica strada, dunque, era cedere alle avances dei Marvel Studios acconsentendo alla co-produzione di Homecoming e, soprattutto, all’ingresso di Spider-Man nel Marvel Cinematic Universe. La decisione di produrre Venom suona quindi come un “Ehi, la licenza del personaggio ce l’ho io ed il film me lo produco da solo alla faccia vostra! Non siete mica gli unici a sapere fare incassi, saputelli dei Marvel Studios!”

Così arriva nelle sale questo Venom quì diretto da Ruben Fleischer, che è stato il regista di quel gioiello di Benvenuti a Zombieland (il più divertente film sui non morti del cinema recente), ma anche dell’imbarazzante Gangster Squad, un film offensivo per tutto il genere crime noir, anzi offensivo per tutto il cinema in generale. Il suo Venom, in verità, non è così brutto come molti dicono e non è un film che merita quel 28% su Rotten Tomatoes che fa sghignazzare nell’internerd i Marvelfag più accaniti, quelli che – diciamocelo chiaramente – se Venom fosse stato in continuity e ci fossero stati tre minuti di Tom Holland e/o un cameo di Robert Downey Jr che compare per 10 secondi un un notiziario, avrebbero dato ben altri giudizi giudicandolo, ne sono certo, persino “un gradevole tassello di quel grande affresco narrativo che si chiama Marvel Cinematic Universe”.


– Venom? AHAHAHAHAH –

Venom in realtà è solo un film drammaticamente ordinario, pieno di cliché (ehi, com’è che da quando Elon Musk è famoso tutti i miliardari filmici hanno un programma spaziale?) e con delle trovate registiche obsolete come gli split screen che mostrano Eddie il reporter d’assalto o la sequenza cenetta romantica—>ciulatina con la tipa. Il tutto con una soundtrack da far atrofizzare i vostri timpani per la vergogna. Ok, dai, detto così è un disastro, ma sotto sotto qualcosa di buono c’è. Alcune sequenze, come l’inseguimento in moto, sono carucce, la CGI di Venom è per gran parte più che soddisfacente (tranne che in quel bim bum bam finale che non ci si capisce una mazza) e, soprattutto, Tom Hardy come Eddie Brock è un bel casting (ve lo siete scordato il Venom di Topher Grace in Spider-Man 3?).

Ma l’equivoco di cui è vittima questo film è soprattutto uno: il PG-13. I tipi della Sony hanno avuto paura di fare un film vietato ai minori e, invece di donare di un po’ di sana violenza cinematografica al pubblico adulto, hanno preferito avere in sala il bambino impressionabile. Un errore bello grosso, soprattutto se si pensa che la Fox, ad esempio, ha ottenuto due dei suoi migliori risultati “tutinari” al botteghino con con dei film R-rated come Logan e Deadpool. E, tornando a Venom,  è inaccettabile un film su una spietata creatura aliena in cui le comparse vengono eliminate con la stessa brutalità con cui gli stormtrooper cadono a terra dopo un colpo di blaster. Un film il cui paradosso è un protagonista che mangia le teste delle persone senza che si veda una goccia di sangue, ma alle cui decapitazioni dobbiamo credere perché lo dice lui stesso tipo così: “Ehi, ho mangiato la testa ad un tizio off screen, non si è visto ma fidati. Parola mia.”


– Ecco. –

La strada da seguire era semplice: spingere forte sullo splatter e, perché no, anche sulla componente demenziale dei dialoghi tra Eddie e Venom (che alcuni, pensate un po’, fanno persino sorridere), allora sì che il pubblico avrebbe avuto un film da ricordare. Invece, per paura di deviare da dei binari preimpostati, è venuto fuori il solito film di supertutine, con un’aggravante mica da poco: viviamo in un periodo storico in cui al cinema ne escono 8-10 l’anno. Insomma Venom è un film terribilmente ordinario che non ha avuto le palle per uscire dalla banalità ma che, se siete di manica larga, magari una sufficienza stiracchiata gliela date pure perché, anche se questo stesso film è come se lo aveste già visto decine di altre volte, alla fine non avete sbadigliato.

Io vi aspetto come sempre sulla mia pagina Facebook per commentare insieme Venom e… SPOILER: avete presente la dottoressa che aveva paura di chiamare la polizia e invece ha chiamato Tom Hardy portandoselo nel bagagliaio della macchina all’interno del laboratorio? Ecco, mi spiegate come ha fatto a non farsi sgamare dalle telecamere di sicurezza nonostante si dilunghi in interminabili spiegoni all’interno di numerose stanze del suddetto laboratorio ma sia stata invece beccata solo in seguito ad una confessione?

Condividi