L'ANGOLO DI TROLLO: GHOSTBUSTERS, un pensiero positivo

L’annucio della produzione di un nuovo Ghostbusters è stato accolto, a suo tempo, con contenuto entusiasmo: orde inferocite di fan con tizzoni ardenti e forconi appuntiti si sono riversati per le strade di tutto il pianeta, vomitando ogni tipo di ingiuria all’indirizzo della produzione, rea – già prima di iniziare – di aver infangato l’iconico franchise anni ’80.  

La successiva notizia di un cast tutto al femminile non ha fatto altro che alimentare ulteriormente l’atavico odio del popolo dell’intermerd verso qualsivoglia tentativo di modifica della loro deviata memoria collettiva e dei loro iconici capisaldi.

Un atteggiamento che – come detto in più occasioni – ha sempre infastidito il Trollo, incapace di tollerare pareri preconfezionati forniti prevalentemente da nostalgici esaltati privi del più infinitesimale senso critico. Questo perché le novità non vanno aprioristicamente respinte, ma anzi vanno accolte con il giusto equilibrio che permetta di estrapolare dalla nuova esperienza un giudizio bilanciato e più vicino possibile alla realtà oggettiva.  

Per questo, sarebbe davvero fantastico per il sottoscritto dimostrare, attraverso illuminanti argomentazioni e la sempre infallibile retorica, che il vostro disprezzo sfrenato nei confronti di questo film affondava le proprie stupide radici nel preconcetto tipico del nerd sfigato, incapace di apprezzare qualsiasi cosa sia stata concepita dopo Jurassic Park. Purtroppo, però, stavolta non sarà così.

Sì, perché il reboot di Ghostbusters, diretto e orrendamente sceneggiato da Paul Feig, è davvero un brutto film. Un film talmente osceno che nessun Trollo del multiverso sarebbe in grado di rendere meno sgradevole, neppure spendendo un milione delle più eloquenti parole e sparando un miliardo di stronzate in endecasillabi sciolti.

E – badate bene – non si tratta di un giudizio legato allo scomodo paragone con il capolavoro del 1984 di Ivan Reitman, che ha rappresentato e rappresenta una delle pietre miliari del cinema americano di quegli anni. Preferisco di gran lunga far finta che il nuovo Ghostbusters non porti lo stesso pesante titolo del suo predecessore, così da potervi spiegare, nel modo più lucido possibile, le ragioni per cui questo film fa schifo a prescindere da qualsiasi paragone. Un film in cui le cose sbagliate sono talmente tante e talmente evidenti da farti domandare come sia possibile che in sede di montaggio non abbiano preso il tutto e lo abbiano gettato nel tritarifiuti (sceneggiatori compresi). 

La parte peggiore di tutto questo balordo progetto è senza ombra di dubbio la sceneggiatura, di cui si è occupato in prima persona il già citato Feig. Non c’è un solo istante – giuro – nel corso di tutto questo stupido film, in cui mi sia appassionato alla trama, ai personaggi o allo svolgimento della storia; a partire dal plot, trito e ritrito, in cui tre outsiders, rifiutate dalla società benpensante, attendono il momento della propria rivalsa che arriverà perorando il loro strampalato progetto. Innovativo, vero? Decisamente no!

Il film, inizialmente gradevole, dopo una mezz’ora inizia a presentare sempre meno spunti e un crescente numero di situazioni banali che lo spingono rapidamente verso il baratro della noia assoluta. Tra siparietti demenziali e dialoghi imbarazzanti, più volte mi sono chiesto con quale criterio si possa pagare qualcuno per scrivere certe cagate. Ciò che sembra mancare del tutto, comunque, è la sintonia tra le protagoniste, oltre che un vero e credibile filo conduttore capace di trascinare la mia attenzione fino all’insulso finale. 

Un altro evidente errore di questa mediocre produzione è il casting, momento fondamentale in una pellicola di questo tipo che punta tutto sull’estro dei suoi protagonisti e non certo su una storia brillante e ben scritta. Il successo del precedente Ghostbusters (così come della gran parte dei film di quegli anni) era strettamente legato agli attori scelti, capaci da soli di trasformare una sceneggiatura banale in due ore di puro spasso. Un principio non bene utilizzato in questo Ghostbusters, in cui tempi comici e interpretazioni risultano assai al di sotto della sufficienza. 

Ghostbusters è infatti infarcito di battutine dementi di scarso livello che – sono certo – non farebbero presa neppure su un pubblico di bimbipene ipoevoluti abituati al becero umorismo di Colorado. Battutine e gag stupide, scritte da stupidi sceneggiatori che evidentemente non hanno compreso che il buon umorismo sta nei suoi protagonisti e non nelle idiozie che gli fanno recitare (specie se scritte coi piedi, come in questo caso). Quando il Dr. Venkman, travolto da Slimer al Sedgewick Hotel, diceva le celebri parole “mi ha smerdato!“, a far ridere non era di certo la gag in sé o la battuta umoristica. Quello che funzionava (e che funziona ancora oggi) era la geniale espressione di Bill Murray; la sua capacità di comunicare comicità senza ricorrere ad altro che alle sue doti recitative.    

Come se non bastasse, il nuovo film dedicato alle acchiappafantasmi tenta in tutti i modi di stuzzicare il lato nostalgico del pubblico più adulto attraverso millemila richiami al precedente film, sparsi un po’ ovunque. Richiami che non servono a nulla, se non a ricordare quanto il risulatato ottenuto da questo si distacchi palesemente da quello. Inoltre, la presenza di quasi tutti gli attori originali del primo Ghostbusters fa sorgere una legittima quanto inquietante domanda: perché non girare un sequel al posto di questo abominevole reboot? Perché non sfruttare la disponibilità di quel favoloso cast e, in particolare, di Dan Aykroyd (produttore esecutivo di questo film) per tentare un progetto più ambizioso che rappresentasse una sorta di passaggio di consegne tra vecchia e nuova generazione?

Il film del pessimo Feig ha il sapore dell’occasione sprecata. Un buco nell’acqua grande e grosso che, come spesso accade, sta generando introiti tali da minacciare l’uscita di un (già temutissimo) sequel. Dispiace perché, come detto, si sarebbe potuto e dovuto fare meglio e sfruttare a dovere una chance di questo tipo per creare davvero i presupposti per un rilancio forte di questo mitico marchio. Il fallimento non deve però legittimare tutti quei coglionoidi che etichettavano il film come inammissibile oscenità, mesi e mesi prima della sua uscita. Quelli hanno torto a prescindere.

Ah, quasi dimenticavo il mio pensiero positivo: il film l’ho scaricato. Niente soldi buttati stavolta

Se anche voi scaricate illegalmente film spazzatura per poi deriderli senza pietà sul web, allora mettete like alla pagina dell’orribile Trollo. Godremo assieme della gratuità di tali porcherie.

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