TWR la (psico)analisi di Ghostbusters 2016: vilipendio all'infanzia

Nella mitologia della mia infanzia ci sono 4 pilastri fondamentali: Guerre Stellari, i Masters, i Ghostbusters ed i dinosauri in genere. Come moltissimi di voi, quindi, ho appreso con sdegno la notizia di questo reboot di Ghostbusters (non era mai stata fatta totale chiarezza sull’argomento ma sì: è un reboot, non un sequel). Nonostante ciò, sono andato al cinema armato delle migliori intenzioni, giuro, rinfrancato anche dai discreti pareri della critica (un dignitoso 73% su Rotten Tomatoes). Pareri che, adesso che il film l’ho visto, mi lasciano parecchio perplesso. Come saprà chi mi segue, spesso sono abbastanza netto nei miei giudizi ma rispetto sempre il parere altrui, perché quando si parla di un film, di una serie TV, di un fumetto o del cazzo che vi pare, ogni opinione, in quanto tale, è soggettiva e va rispettata, ma questo Ghostbusters diretto dal signor Paul Feig è OGGETTIVAMENTE. UNA. MERDA. e chi non la pensa così, beh, è meglio non vada mai più al cinema.
Perché, se chi ha amato i due Ghostbusters (principalmente il primo, che il secondo era decisamente meno bello) troverà questo film un vilipendio alla propria infanzia, una roba da telefono azzurro, quei tre nel globo terracqueo che non sapessero chi sono Wenkman, Stantz, Spengler e Zeddemore, lo reputeranno un film di una profondissima mediocrità. Una sequela di gag che non fanno ridere con un alchimia tra le quattro protagoniste pari allo zero assoluto. Quando invece, come insegna il Ghostbusters del 1984 di Ivan Reitman, dovrebbe essere proprio il perfetto equilibrio tra i protagonisti il motore del film.

Poche volte vedendo un film, ma che dico, poche volte nella mia vita ho provato una così acuta sensazione di fastidio come durante la proiezione di Ghostbusters. Anzi, scusate ma non ce la faccio a chiamarlo così, lo chiamerò Fakebusters.
Dopo questo sfogo iniziale tipo flusso di coscienza, cercherò di argomentare ma, visto che è quasi tutto sbagliato, mi soffermerò solo sugli aspetti principali.

Partiamo proprio dalle 4 protagoniste. A salvarsi è solo Kristen Wiig, l’unica caratterista del cast degna di tal nome. La Wiig, che ha un’esperienza pluriennale al Saturday Night Live, ha anche recitato parti memorabili come quello della segretaria di Anchorman 2 – Fotti la Notizia o la protagonista femminile nel validissimo I Sogni Segreti di Walter Mitty ed il suo personaggio, quello della dottoressa Erin Gilbert, è divertente è ben riuscito.

Poi, però, ci sono le altre 3….

Melissa McCarthy, membro fisso del cast dell’irritante Una Mamma Per Amica (inspiegabile fenomeno di costume, siate maledetti voi fanboys!), è di un piattume sconcertante ed una tale Leslie Jones interpreta una dimenticabile Zeddemore in gonnella.  

Dulcis in fundo, c’è lei: Kate McKinnon, ovvero il peggio. Dovrebbe essere una genialoide pazzerella esperta di ingegneria ed invece sembra un’ebete che parla a metà tra Gargamella ed un Teletubbies, fa ridere come una maratona di Colorado, cioè zero, e fa mille faccette buffe gradevoli come un calcio di collo pieno nei testicoli.


Ah e c’è anche Chris Hemsworth, ovvero Thor, nel ruolo del segretario svampito, cioè la versione maschile di Janine. Delle 50 gag di cui è protagonista, 48 vi faranno provare un profondo imbarazzo per chi ha avuto il coraggio di scriverle. Stessa sensazione suscitata dai siparietti dell’assistente del sindaco, così stupidi e squallidi da farvi credere di aver raggiunto il punto più basso dell’umana decenza. 

Per deprimere ancor di più lo spettatore inondandolo di disagio, si è pensato bene di inserire dei cameo tutti i membri del cast originale tranne Rick Moranis che è stato l’unico ad avere la dignità di rifiutare (BRAVO!). Feig ha avuto il barbaro coraggio di mostrare persino un busto del compianto Harold Ramis. Ora, a parte il fatto che veder comparire Bill Murray e Dan Aykroyd in questa mortificazione del cult a cui hanno dato vita 30 anni fa, mette una tristezza infinita, vi rendete conto di quanto è spiacevole che Dan Aykroyd interpreti un tassista mentre queste 4 vanno in giro con lo zaino protonico? A proposito: Aykroyd è uno dei produttori. VERGOGNA!


Questo continuo richiamare situazioni iconiche del film di Reitman (l’omino Marshmallow, la Ecto-1, Slimer, la stazione dei pompieri…) non fa altro che sottolineare l’impietoso paragone tra le due pellicole. E, in questo rimasticare e demolire i capisaldi del primo film, non poteva mancare il classico tema musicale che, ogni tanto, fa capolino con delle pessime versioni remixate anche in Fakebusters

Se volete conoscere l’identità del principale responsabile di tutto ciò, eccolo, è lui: Paul Feig, sceneggiatore e regista di Fakebusters.


– Tutto ok. –

Uno che nella sua vita aveva diretto alcuni episodi di serie TV e questi film: I Am David, Mi Sono Perso il Natale, Le Amiche della Sposa, Corpi da Reato e Spy. Non li avete mai visti né sentiti nominare? Un motivo ci sarà.
Nonostante un pedigree del genere, il signor Feig pochi mesi fa ostentava sicumera scagliandosi contro gli haters del film: “La cultura geek è la casa di alcune delle più grosse teste di caz** che io abbia conosciuto in vita mia. (..) A me non interessa che forma, colore o dimensione abbiano (le nuove protagoniste), quello che mi interessa è che le cose siano divertenti e che le persone ne siano intrattenute. (…) Sto cercando di raccontare una storia che non avete mai visto, o almeno una storia che avete già visto ma in un modo inedito.” Peccato che, alla fine, questo lungimirante regista abbia confermato di non essere un dispensatore di divertimento ed intrattenimento…
Facci un favore, Paul Feig, la prossima volta che vorrai raccontare una storia, mettiti davanti ad uno specchio e raccontatela da solo.

In sintesi Fakebusters di Paul Feig è un “film” (?) senza personalità, con quattro protagoniste tra cui non c’è alcuna chimica, fatto di un’interminabile sequela di gag che non strappano neanche un accenno di sorriso, intervallate dai più iconici elementi di Ghostbusters di Ivan Reitman (attori compresi). Il tutto agitato e non mescolato. Un minestrone insipido per i neofiti e disgustoso per gli amanti dei tempi che furono… perché non potete reboottarci l’infanzia, non in questo modo per lo meno.
A conti fatti, un sequel sarebbe stata un’operazione più sensata, pur con un ovvio ricambio generazionale. Magari con i rumoreggiati Channing Tatum e Chris Pratt, due che con le action comedy hanno grande dimestichezza e con Bill Murray e Dan Aykroyd nel ruolo delle chiocce e, perché no, pure Kristen Wiig, unica a non affondare in questa melma di “film”. Ma questo è fantacinema, la realtà purtroppo è Paul Feig e l’ennesima mortificazione di un cult degli anni ’80, anni in cui il cinema era ancora fantasia e non riciclo.

Quando al cinema vi propongono una cagata pazzesca, who you gonna call? The Walking Rec!
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