Miracleman #1 di Gaiman & Buckingham, il signore dei sogni ed il superuomo di Moore

Dopo la conclusione del terzo libro del Miracleman di Alan Moore, con il capitolo finale di Olimpo, la pubblicazione della testata acquisita da Marvel riprende con la run di Neil Gaiman e Mark Buckingam, iniziata nel 1990 e prematuramente interrotta nel 1993. Una run di cui vedremo, finalmente, l’inedita conclusione nei prossimi mesi. Il formato, per quelli che se lo stessero chiedendo, è identico alla prima edizione italiana del Miracleman targato Panini, spillati da edicola e fumetteria da 2,90 euro.

Miracleman ha ormai compiuto il suo destino, è asceso al rango di superuomo, ha deciso di liberare il suo pianeta natale dalla fame, dalla povertà e dalle guerre: siamo nel 1987, in piena Età dell’Oro (non a caso titolo di questo quarto libro di Miracleman). L’abissale distacco di colui che fu Micky Moran dai comuni mortali è reso da Gaiman con un espediente narrativo funzionale ed azzeccatissimo: l’intero albo ha per protagonista un gruppo di quattro pellegrini in visita alla gargantuesca piramide santuario di Miracleman, così facendo lo sceneggiatore esplora il concetto di Paradiso in Terra e le contraddizioni che esso comporterebbe. Gaiman sperimenta e cambia registro rispetto alla solida narrazione dello Scrittore Originale; dopo che Moore ci ha raccontato con meticolosa e brutale precisione l’ascesa del suo superuomo all’Olimpo, ciò che interessa a Gaiman è catapultarci in questo nuovo sensazionale mondo, farci vivere le atmosfere dell’Età dell’Oro sfruttando il suo impareggiabile talento: quello di raccontare storie poetiche ed innovative.

Il tono favolistico ed onirico della sceneggiatura (ehi, è un fumetto di Neil Gaiman, non ve l’avevo già detto?) è accentuato dai disegni di Mark Buckingam (principale disegnatore di Fables di Bill Willingham) e dalla particolare costruzione delle tavole di quest’ultimo: divise prevalentemente in vignette verticali volte a simboleggiare le migliaia di gradini che i pellegrini devono affrontare nella scalata all’Olimpo, le tavole di Buckingham presentano invece costruzioni della pagina sempre diverse nelle pause ambientate nei saloni del santuario di Miracleman. Insomma, tra i due artisti britannici c’è una sinergia semplicemente perfetta.

Come già capitò con i precedenti tre libri, anche il Miracleman di Gaiman dimostra di essere un fumetto invecchiato dannatamente bene, di cui si intravedono già dalle prime battute le enormi potenzialità. Gaiman, pur con un approccio profondamente diverso rispetto a Moore, riesce a mantenere un’apprezzabile continuità narrativa con il lavoro dello Scrittore Originale. Il tempo, ed il finale di questa run ancora inedita, ci daranno riposte su ciò che Gaiman sarà riuscito ad aggiungere all’incantevole mitologia della creatura che fu di Mick Anglo, ma questo nuovo capitolo della vita editoriale di Miracleman si prospetta già come uno dei must read del 2016.

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