TWR la (psico)analisi di Spectre: It's all connected… con la sputazza

E così anche la quadrilogia del Bond di Daniel Craig arriva al capolinea con Spectre e, purtroppo, non lo fa nel migliore dei modi. Ho adorato Casino Royale, sono rimasto profondamente deluso da Quantum of Solace e poi avevo ritrovato fiducia con Skyfall. Speravo, anche in considerazione della conferma sia del regista Sam Mendes che del trio di sceneggiatori di Skyfall, in una conclusione più degna, ma purtroppo Spectre ha più di un difetto. Non che sia tutto da buttare, per carità, il film ha comunque i suoi bei momenti come la corsa in auto a Roma o l’intero prologo ambientato in Messico. Ma in 2 ore e mezza ne ho viste di cose che voi umani mi hanno fatto storcere il naso e, tanto per fare un paragone con un altro recente blockbuster spionistico, Mission Impossibile: Rogue Nation a quest’ultimo film di 007 gli fa i buchi, sia per la spettacolarità degli inseguimenti e l’originalità delle sequenze d’azione che per per la costruzione dell’intreccio narrativo. 

Innanzitutto Spectre non ha la stessa solidità e fluidità narrativa del suo predecessore Skyfall. L’ottima sequenza di apertura ambientata in Messico fa da prologo ad un frenetico cambio di location che va da Londra a Roma, dall’Austria al Marocco e poi di nuovo a Londra. Un numero decisamente eccessivo di ambientazioni figlio di uno schema elementare e ripetitivo: pugni—> indizio facile facile—> viaggio—> pugni—> indizio che pure un bambino di 3a elementare—> viaggio—> pugni—> indizio spiattellato in faccia e così via.
Un canovaccio basic che non giova a dare caratterizzazione al film e che da l’impressione che Spectre sia diviso in blocchi non ben amalgamati, un po’ come il vodka Martini di Bond: agitato non mescolato. Per di più la pellicola di Sam Mendes, che dura ben due ore e mezza, scivola via senza colpi di scena di particolare rilevanza, un’aggravante mica da poco. Inoltre il plot su cui verte la sceneggiatura è un fragilissimo castello di carte basato sul gioco al gatto e al topo tra il cattivone e Bond, una situazione che, più va avanti il film, e meno risulta credibile. 

E, a proposito del cattivone, un macroscopico punto debole è quello che, sulla carta, avrebbe dovuto invece essere uno dei punti di forza (se non il principale): Christoph Waltz nei panni del leader della Spectre, Ernst Stavro Blofeld. Si tratta di un personaggio chiave nella mitologia di Bond che nei vari film di 007 è stato interpretato da diversi attori tra cui Telly Savalas, il leggendario tenente Kojak televisivo. Ma il più iconico Blofeld resta senz’altro quello comparso in Agente 007: Si Vive Solo Due Volte interpretato da Donald Pleasence. 

A lui, ovviamente, è ispirato uno tra i più leggendari villains mai visti sul grande schermo: il dottor Male di Austin Powers. Uno di quei casi in cui l’allievo supera il maestro.

E, a dirla tutta, il dottor Male è più credibile, furbo, inquietante e meglio caratterizzato del cattivone interpretato da Waltz che, a conti fatti, risulta una macchietta e probabilmente sarebbe stato persino più credibile se avesse utilizzato il mignolino come l’arcinemico di Austin Powers. 

Tra le altre cose, ogni volta che incontra Bond, Blofeld ripete come un rincoglionito affetto da episodi di amnesia a breve termine che tutto quello che è successo nei precedenti 3 film è colpa/merito suo. Per sottolineare il concetto, in una sequenza di Spectre ci sono anche delle foto dei volti dei co-protagonisti dei precedenti film attaccati al muro con lo scotch (!!!). Insomma, abbiamo capito: it’s all connected, sì, ma non con lo scotch di cui sopra, qui le cose sono attaccate assieme con la sputazza e se hai bisogno di farmi vedere in continuazione foto e video di tutti i morti degli altri 3 film per dimostrare forzatamente che faceva tutto parte di un grande disegno, vuol dire che qualcosa non funziona. 
Il concetto che Waltz/Blofeld sarebbe il gran burattinaio viene ribadito fino allo sfinimento, ma in realtà sia Le Chiffre di Casino Royale (magistralmente interpretato dall’Hannibal Mads Mikkelsen) che Silva di Skyfall (intereprato altrettanto magistralmente da Javeir Bardem), per dirlo con un raffinato tecnicismo, a Blofeld gli urinano in testa.  

 

Finora avevo sempre apprezzato Waltz, dai tempi di Bastardi Senza Gloria di Tarantino che gli era valso un Oscar, passando per Carnage e Django Unchained ed anche in pellicole meno impegnative come Green Hornet e Come Ammazzare il Capo 2. Ma il suo Blofeld è un disastro; certo, gran parte delle colpe vanno a chi ha scritto il personaggio, più che alla sua interpetazione.

Oltre a Waltz, nel reparto “cattivoni” figura anche l’ex wrestler Dave Bautista (Drax il Distruttore in Guardiani della Galassia). Su di lui ho un solo commento: cazzo.

Su Daniel Craig, invece, ho ben poco da ridire, nei panni di Bond mi convinse da subito. Anche se preferivo di gran lunga la versione più rude, feroce ed insanguinata di Casinò Royale al progressivo imborghesimento che il suo 007 ha avuto nei 4 film e che lo ha portato, in Spectre, ad alzarsi da un tavolo di tortura come fosse appena uscito dal barbiere. Il suo broncetto volitivo, comunque, è sempre una garanzia.

Ovviamente, come in ogni film di 007 che si rispetti, due righe le meritano le bond girls. Una Monica Bellucci sempre affascinante ma un po’ sfatta, non lascia quasi alcun segno della sua presenza, se escludiamo il completino intimo da mistress che indossava al funerale del marito (!). A rubarle la scena è la deliziosa Lea Seydoux: promossa cum laude, menzione accademica, nobel per il pezzo di figa e standing ovation del pubblico in sala. Il patatometro è andato fuori scala…

Insomma, Spectre è una mezza delusione. Anche se, tra i film di Bond con Daniel Craig, è quello che va più a pescare nella mitologia classica del personaggio, lo fa il più delle volte con delle strizzatone d’occhio goffe e forzate. Ed è un vero peccato salutare così il Bond di Craig, un attore che, nonostante le enormi perplessità iniziali di critica e fan, si è rivelato uno straordinario 007. Il suo bilancio, comunque, è tutto sommato in pareggio: due film imperfetti (la delusione totale di Quantum of Solace e la più che mezza delusione di Spectre) e due ottimi film come Casinò Royale e Skyfall.

E adesso avanti con il prossimo Bond.

In chiusura vi ricordo che, se volete evitare che Christoph Waltz venga a casa vostra a ripetervi con cadenza oraria che tutte le sfighe della vostra vita sono causa sua, è inevitabile il like alla pagina facebook più autorevole dell’internet. La mia:

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