Chiacchiere da Bar: Intervista a Emanuele Tenderini di LUMINA

Il progetto Lumina del duo Emanuele Tenderini e Linda Cavallini è partito parecchio tempo fa e ha recentemente visto la luce con la messa in stampa dei volumi lo scorso aprile e l’inizio della distribuzione proprio a maggio. Si tratta di un progetto ambizioso che mira alla realizzazione di un prodotto con caratteristiche qualitative fuori dal comune. Lumina, infatti, oltre ad essere un fumetto è anche una filosofia editoriale che pone al centro di tutto il rapporto diretto fra creatore e fruitore, mettendo da parte distributori o intermediari. Un rapporto che si basa sulla fiducia da parte del pubblico che investe il proprio denaro senza ricevere immediatamente in cambio ciò che ha comprato, ma che appoggia, oltre che il progetto editoriale in sé, anche quella filosofia che, come detto, sta alla base di questa realtà. Oltre ad aver acquistato le nostre copie di Lumina, noi del Bar abbiamo approfittato della presenza degli autori ad Etnacomics per intervistare Emanuele Tenderini, una delle teste che hanno dato vita a questa importante iniziativa.  

Lumina è un progetto che ci ha molto colpiti, sia per l’approccio editoriale col quale è stato concepito, che anche per le modalità con cui la campagna di crowdfunding è stata portata avanti. Un’attenta operazione di marketing che ha dato forma ad un prodotto che vantava già una consistente sostanza.

Lumina è nato dalla necessità, mia e poi di Linda (Cavallini), di divertirci con il nostro lavoro. Era da molti anni (12 anni di professione) che lavoravo per il mercato francese e quello italiano e l’idea di continuare a fare libri o illustrazioni su commissione, portando avanti idee e progetti di altri, mi stava davvero stancando; soprattutto con riferimento alla mia esigenza di ricerca artistica che desideravo avesse un momento di approfondimento e sviluppo. Per cui, proprio col desiderio di ritrovare stimoli e motivazioni, ho chiamato Linda e le ho proposto di imbarcarci in questo progetto e di creare l’universo di Lumina, nel quale avremmo potuto inserire tanto della nostra creatività e delle nostre idee.
All’inizio abbiamo presentato il progetto a vari editori. In Italia ci hanno snobbati tutti. E’ raro che io stia simpatico ad un editore, almeno nel nostro paese. Probabilmente, questo è dovuto alla mia eccessiva schiettezza e al fatto che quando sorge un problema tendo a sottolinearlo in modo diretto e senza filtri. In Francia, invece, ci avevano fatto delle proposte interessanti; ma il problema lì è che quando firmi un contratto con un editore, lasci anche le royalties e il diritto di esclusiva sulla pubblicazione del tuo prodotto anche negli altri paesi, il che ci impedirebbe di andarci a vendere i diritti di Lumina in altri paesi ed ad altri editori. Per cui, con questo tipo di presupposti e tenuto conto delle ambizioni del nostro progetto, abbiamo deciso di farcelo per i fatti nostri.
Quanto alla scelta del crowdfunding, invece, si è trattato di una bella casualità: abbiamo incrociato i ragazzi del Coffee Tree Studio – qui presenti nella persona di Davide Migliore – che ci hanno spiegato la loro intenzione di realizzare progetti mediante appunto il crowdfunding. Ora, dovete sapere che gestire una campagna di crowdfunding è davvero massacrante. Anche per chi gode di quel minimo di fanbase è comunque difficilissimo confrontarsi con le regole dei social network e soprattutto con le limitazioni di visibilità che questi impongono in maniera sempre più rigida. Facebook, ad esempio, ha cambiato regole, algoritmi e modalità in modo da costringere gli utenti che desiderino utilizzare la piattaforma per pubblicizzarsi, a pagare per poterlo fare (cosa che prima poteva farsi anche senza tirare fuori il portafogli). Noi, dal canto nostro, abbiamo cercato di improntare la nostra campagna sull’onestà intellettuale e sulla trasparenza. Ci siamo sempre resi disponibili a rispondere a qualsiasi tipo di domanda o curiosità. Abbiamo fatto in modo di creare un rapporto di fiducia con chi ha deciso di seguirci e appoggiarci, raccontando ogni particolare del nostro lavoro, dando conto della destinazione d’uso degli investimenti e fornendo ogni particolare in merito alle tecniche di stampa utilizzate. Insomma, ci siamo messi a disposizione per far capire a tutti cosa fosse Lumina e come funzionasse il crowdfunding. A conti fatti, mi sento di dire che è stata la scelta giusta, visto che siamo riusciti a raccogliere ben sessantamila euro.

Ecco, parliamo dei vostri numeri. Se non ho capito male, la scelta del crowdfunding nasce anche come esigenza, dal momento che il vostro è un progetto ambizioso anche sotto il profilo economico e che sarebbe stato davvero difficile realizzarlo con le regole dell’editoria italiana. Parlaci un po’ delle caratteristiche tecniche di Lumina dal punto di vista editoriale e dei numeri che avete fatto fino ad ora.

Noi avevamo chiesto inizialmente, con la campagna di crowdfunding, la cifra di quarantaquattromila euro. Una cifra che teneva conto di tanti aspetti, quali ad esempio la tiratura che avremmo fatto, i paesi a cui avremmo venduto i diritti, i costi di spedizione, di imballaggio, tasse e compensi per indiegogo e paypal. In quei 44mila euro erano già comprese le spese per le particolari tecnologie necessarie alla stampa di Lumina. Il volume doveva essere infatti in esacromia, poi diventata multicromia. In buona sostanza, mentre i volumi a colori vengono solitamente stampati in quadricromia (ciano, magenta, giallo e nero), la multicromia dà la possibilità di inserire, all’interno delle normali mescolanze, anche dei pantoni a scelta per amplificare la gamma cromatica. Il risultato è un volume stampato con una qualità di colorazione che batte persino la qualità digitale. In più, con una spesa supplementare, abbiamo potuto aggiungere una patina di argento – su base di titanio – che va a mescolarsi alla resa cromatica; per cui ci sono pagine la cui profondità di campo e brillantezza vengono amplificate proprio grazie all’intervento dell’argento. In più la risoluzione di Lumina è paragonabile a quella di un blu ray: mentre un volume di norma viene stampato a 60 linee, Lumina è stampato a 100 linee, il che permette una stampa più “fitta” e una conseguente maggiore definizione.
Forse anche grazie a questo i lettori hanno creduto in noi e ci hanno premiato, portandoci a sforare il traguardo dei 44mila euro e facendoci arrivare a raggiungere la cifra di sessantamila euro. Un risultato che ci ha permesso di incidere anche la colonna sonora di Lumina, registrata dal vivo con un’orchestra sinfonica macedone che è la stessa che ha registrato la colonna sonora di Journey e di tanti altri videogiochi.

Emanuele, chiacchierando ieri abbiamo un po’ parlato del mercato italiano e di quanto sia dura per un progetto come Lumina confrontarsi con le regole di questo tipo di mercato, in larga parte dominato dal fumetto seriale da edicola, per sua natura, economico. Lumina invece parte da una base assai diversa, forse più vicina al mercato francese. Vi sono arrivate proposte da questi due mercati o da altri?

Dunque, interesse da case editrici italiane: no. Interesse da parte di case editrici estere: si e stiamo vedendo di gestire al meglio gli aspetti contrattuali. Il nostro obbiettivo rimane quello della multicromia, quindi è un po’ difficile rapportarsi anche con editori italiani o esteri che si trovano ad affrontare importanti costi di produzione. L’approccio estetico è alla base del nostro progetto e ci ha portati ad avere anche delle proposte da parte di un azienda come Blizzard Entertainment che ci ha chiesto di realizzare una versione a fumetti di un loro videogioco.

Quindi è possibile che vi spostiate anche nel mondo dei videogiochi?

Sui videogiochi qualcosa bolle in pentola, ma non posso dire di più..

Emanuele, una cosa te la dobbiamo chiedere per forza: sulla base della tua esperienza con l’editoria italiana, hai potuto notare che è più facile fare strada se si hanno i giusti agganci? Insomma, oltre al talento è necessario avere delle amicizie in questi ambienti?

Assolutamente si, anche se mi spiace dirlo. Probabilmente mi attirerò altre antipatie da parte dei miei colleghi, però è troppo chiaro ed è sotto gli occhi di tutti come vadano avanti progetti mediocri senza né capo né coda. Vedere grandi case editrici italiane che avrebbero bisogno di un rilancio deciso e che invece si lanciano in assurdi progetti, solo perché proposti da autori noti, mi fa riflettere. Mi chiedo cosa sarebbe successo se lo stesso progetto identico lo avessi proposto io…
Da questo punto di vista, la situazione mi sembra davvero drammatica. Gli editori che dovrebbero trainare il mercato dovrebbero anche sentire una certa responsabilità verso il mercato stesso. Il risultato è che anche un autore come me che non ha nulla a che fare con questa o quella casa editrice, inevitabilmente risente, a livello di potere contrattuale, dell’influsso che questa ha sul mercato di riferimento.

Emanuele un’ultima domanda: il nosto sito si chiama Il Bar del Fumetto, quindi ti chiedo, se dovessi uscire a bere una birra con due tuoi colleghi chi sceglieresti?

Partendo dal presupposto che sono astemio, quindi al massimo mi berrei un caffè, credo che al bar ci andrei con Andrea Meneghin che è un bravo autore e una persona d’oro; e poi andrei con Alex Crippa, sceneggiatore con cui ho già lavorato su alcuni libri e che anche lui apprezzo sia sotto l’aspetto professionale, che soprattutto umano.

 

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