TWR la (psico)analisi di Godzilla

Un anno dopo Pacific Rim, è di nuovo kaiju time! E, un anno dopo Pacific Rim, è di nuovo tempo di argomentare con la mugliera e/o convivente e/o fidanzata autoreferenziata, nel vano tentativo di convincerla ad andare al cinema perché, sì cazzo, il catartico rilascio di endorfine fornito da una robusta dose di mazzate tra mostri giganti è cosa buona e giusta.
– Ma no, dai. Quest’anno vengo al cinema di buon grado a vedere il film su Godzilla, il re dei kaiju. –


Scusa, come mai questa insolita apertura?
Sai, Selvaggia Lucarelli ha scritto su Facebook che il fim è bello, molto rispettoso delle origini di Godzilla e poi a suo figlio è piaciuto molto
Ah.
Ho capito.
L’ha detto Selvaggia. Ok, meglio così, andiamo al cinema.

Prima di tutto, brevissima e pedante lezione di storia.
Godzilla, il giappomostro creato nel 1954 da Ishiro Honda, è un gojirasauro, una specie supercazzola cugina di terzo grado del Tirannosauro. Godzilla è stato protagonista di trentordicimila giappofilm fino allo sfortunato sbarco ad Hollywood nel 1998 con il Godzilla di Ronald Emmerich, ricordato solo per i video che ne componevano la colonna sonora e che, all’epoca, imperversavano su MTV: Deeper Underground di Jamiroquai (ricordate Jason Kay che saltellava allegro nelle pozzanghere?) e Come With Me di Puff Daddy che si era appropriato del celebre riff di Kashmir dei Led Zeppelin. 
Tra le varie scelte suicide di Emmerich, fresco reduce dal clamoroso successo di Indipendence Day, ci fu quella di assegnare il ruolo di protagonista a Matthew Broderick, ex enfant prodige di Hollywood (memorabile in cult come War Games) ma che, nei tardi anni ’90, era già in una fase calante irreversibile.

E così, 15 anni dopo, la Warner ci riprova con una sceneggiatura scritta da Frank Darabont, regista de Le Ali della Libertà, oltre che showrunner delle prime due stagioni di The Walking Dead (quelle ‘buone’ per intenderci). Alla regia la scelta coraggiosa di Gareth Edwards, già al timone di un blockbuster nonostante avesse all’attivo un solo progetto indipendente, Monsters del 2010.

E ora breve cenno sulla trama con spoilerini minori ed inoffensivi.
Dopo la misteriosa esplosione della centrale nucleare di cui era responsabile, il dott. Joe Brody, interpretato da Bryan Cranston, inizia a produrre metamfetamine in un camper diventando lo spacciatore noto come Heisenberg decide di dedicare la sua vita all’indagine sul disastro.
Anni dopo, tornerà con il figlio di nome Ford Fiesta alla centrale (Ford è interpretato da Aaron Taylor-Johnson, che sarebbe Kick-Ass). Qui i due scopriranno che a far saltare la centrale era stato un gigantesco kaiju. I giapponesi in tutti questi anni, invece di ammazzare il mostro, lo hanno ‘monitorato’. Una scelta geniale voluta da uno “scienziato” – verosimilmente il soilto sedicente esperto raccomandato con un cugino in politica – interpretato dal mitico Ken Watanabe (lo ricorderete in Inception e L’Ultimo Samurai), il quale scienziato, non avendoci capito una sega, ha sempre la faccia inebetita di fronte a qualsivoglia evento si verifichi nel film. Per comodità lo chiameremo dottor Stupore.
Sarà proprio Heisenberg a spiegare al dott. Stupore come stanno le cose. Verrà così fuori che il kaiju emerso dalla centrale nucleare sta comunicando, grazie a delle onde elettromagnetiche ed a delle emoticons inviate attraverso una rete 3G, con la sua kaiju-fidanzata.
Mi pensi? Ma quanto mi pensi?
La telefonata verrà, però, intercettata da Godzilla che, manco fosse don Rodrigo, è contrario allo sposalizio dei due. Qui iniziano le botte da orbi. E qui il tasso di endorfine è altissimo, in particolare quando Godzilla, dopo aver mangiato una Air Action Vigorsol fa la sua solita fatality con l’alitone blu.

Tra gli altri protagonisti, ricordiamo l’immancabile militare americano di alto grado (l’ammiraglio Sguardi Intensi), il figlio di Ford (Chucky la bambola assassina) e la di lui moglie-patata interpretata da Elizabeth Olsen.

Una piccola curiosità che – lo so – a VOI nerdoni piacerà tanto: Aaron Taylor-johnson ed Elizabeth Olsen che in Godzilla sono marito e mugliera, in Avengers: Age of Ultron saranno gemelli, per la precisione interpreteranno Quicksilver e Scarlet.

Realizzare un film su Godzilla non è impresa semplice. Bisogna dosare bene la presenza del mostro e soprattutto realizzare una buona trama corale sul versante “umano”. In realtà alcuni personaggi (vedi Cranston ed il dott. Stupore) hanno ben poco spazio, l’unico vero protagonista è Aaron Taylor-Johnson ed il suo immancabile drammone familiare. Sotto questo aspetto, probabilmente, si sarebbe potuto fare di meglio. Nonostante ciò, Edwards per tutto il film prepara bene il campo a Godzilla che, nel finale, è assoluto ed incontrastato protagonista.
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico poi, Godzilla è un film inappuntabile e colossale, grazie agli effetti speciali di Jim Rygiel (premio Oscar per Il Signore degli Anelli).

Insomma la mia impressione finale è positiva, non sono uscito dal cinema entusiasta ma comunque più che soddisfatto. Ho visto quello che mi sarei aspettato di vedere: mazzate tra mostri, effetti speciali, azione, città devastate e l’immancabile messaggio contro l’atomica.
Lo aveva detto Selvaggia che era buono. Ora posso tornare a casa a fare la maratona Sex & The City
Io vi saluto, sperando che Selvaggia abbia una buona parola anche per X-Men: Giorni di un Futuro Passato, far digerire alla mugliera la doppietta mostro gigante-supereroi al cinema nel giro di soli 7 giorni potrebbe rivelarsi una Missione Impossibile senza il suo aiuto.

Questo post si autodistruggerà in 5, 4, 3…

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