Panoramica su Captain America e la sua storica serie Corno

Lo ammetto sarà la decima volta che rinizio a scrivere questa “recensione”. Il  motivo è semplice: sono molto affezionato al personaggio in questione e vorrei, quindi, partire al meglio quando ne parlo.

Il personaggio è Steven Rogers, al secolo Captain America, la sentinella della libertà. Nell’ultimo periodo il suo nome compare un po’ dappertutto, grazie anche all’ottimo Captain America: The Winter Soldier, appena uscito nei cinema, che ci mostra un fedele ma anche attualissimo Cap. Non dimentichiamo che stiamo parlando di un personaggio nato nel 1941, con 73 anni sulle spalle.

Ovviamente, tutti oggi sanno chi è Captain America, ma in quanti possono dire di conoscerlo veramente?

Con questo articolo voglio parlarvi dei suoi esordi facendo una panoramica sulla prima serie di Cap arrivata in Italia: CAPITAN AMERICA editata dalla Corno Editore.

Cenni Storici

Prima di illustrarvi la serie va detto che il personaggio nasce nel 1941 da Joe Simon e Jack Kirby come strumento di propaganda durante la Seconda Guerra Mondiale. Poi, col finire del conflitto, Captain America perde molta della sua popolarità, fino a quando nel 1964 quel furbacchione di Stan Lee, decide di rilanciarlo e di farne una colonna portante dell’Universo Marvel.

La serie Corno

A partire dal 1973 la serie viene pubblicata in Italia dalla storica casa editrice Corno. Si tratta di storie con un taglio molto distante rispetto a quello che possiamo trovare oggi, dove i toni sono sicuramente più “infantili” e meno realistici, ma non per questo meno avvincenti.

Gli albi contenevano, gli esordi di personaggi come Cap, Bucky, il Teschio Rosso e tutti i vari comprimari. Va detto che la Corno realizzò dei volumi davvero validi, infatti da un certo punto in poi della pubblicazione l’albo si divideva in tre ottime parti: la prima dedicata al Cap prima del congelamento, la seconda dedicata al Cap post-congelamento e una terza parte dedicata a degli illustri sconosciuti (almeno all’epoca): gli X-Men.

Le storie raccontavano di robottoni nazisti impazziti, di scienziati pazzi di rapine in banca (detto oggi fa sorridere, ma la rapina in banca una volta era una situazione ricorrente). Storie abbastanza semplici, ma che piano piano andavano a creare un universo sempre più vasto ed articolato. Con il tempo l’evoluzione naturale della narrazione ci porta a conoscere aspetti che in un primo momento avevamo erroneamente sottovalutato, ad esempio, il fatto che Cap sia l’unico del suo genere, che sia un uomo fuori dal tempo, che sia stato il primo “super eroe” e che sia diventato un simbolo, fa si che sulle sue spalle gravi un enorme responsabiltà. E ricordiamoci che Cap non è un dio asgardiano, non è un Golia Verde, non è un mutante dagli straordinari poteri. Cap, in fin dei conti, è un uomo. Si, ok, super potenziato, ma comunque costretto a sopportare da solo il peso di tutto cio’ che egli stesso rappresenta. E, non a caso, è proprio questo che fa di Steve Rogers un grande eroe dei fumetti. 

Tornando alla serie, va detto che si tratta di storie godibilissime, che certamente hanno un indiscutibile valore storico. I disegni di Jack Kirby sono splendidi ed incarnano alla perfezione lo stile di quegli anni (anche perché era lui a dettare legge). I testi di Stan Lee sono “pomposi” e propagandistici. Frasi come “Cap è in scena ed è pronto ad entrare in azione”, sono chiaramente rivolte direttamente al lettore, mediante una tecnica narrativa tipica per i fumetti quegli anni, che è andata scomparendo col passare del tempo.

In fumetteria avete certamente modo di recuperare dei volumi più moderni che racchiudono quelle storie. Ma, ovviamente, rivedere quei disegni e rileggere quelle storie sugli albi orginali di quegli anni, ha sicuramente un enorme valore aggiunto.

Conclusione

Uno dei principali motivi per cui amo Captain America è il suo parallelismo con la realtà. Perchè, in un certo senso, lui esiste veramente. Mi spiego meglio. Nella realtà il personaggio di Cap nasce come strumento di propaganda durante la guerra, per “supportare” i soldati al fronte e per fomentare l’opinione pubblica. Insomma, un inno al patriottismo, tanto per i militari che per i civili. Quindi, in un certo senso, è stato creato per dare un contributo al conflitto mondiale. Proprio come accade nel fumetto, dove Cap è un prodotto creato appositamente per essere utilizzato nel conflitto.

Sempre nel fumetto, sul finire della guerra, il nostro Cap verrà congelato per molti anni, per poi essere ritrovato e svegliato ai giorni nostri. Una cosa che succede in modo simile anche nella realtà. Infatti, finita la guerra, il personaggio di Cap viene accantonato; e solo dopo molti anni Stan Lee deciderà di “scongelarlo” e riportarlo in vita.

Vi lascio con una frase dello stesso Capitano che vi chiarirà, qualora non lo aveste ancora capito, chi è Steve Rogers e cosa rappresenta. 

“Non ho mai voluto essere Capitan America, dovevo solo essere un soldato, il primo di un intero plotone di uomini come me, ma dopo che il dottor Erskine fu ucciso, e io rimasi l’unico della mia specie, feci quello che mi richiedeva il paese, divenni un simbolo prima, poi un soldato. Quel simbolo era un fardello che non volevo più addossarmi una volta che fosse vinta la guerra. Ma non riuscii a vedere quel giorno. Mi risvegliai invece in un nuovo mondo, circondato da altre persone in maschera e scoprii che c’era ancora bisogno di me”

 Steven Rogers

L’articolo vale per il contest recensioni del Bar del Fumetto, quindi VOTATEMI! 😉

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