Orfani #3 – Primo Sangue

Siamo al terzo mese di Orfani e le idee su questo fumetto made in RRobe e Bonelli si fanno un po’ più chiare. La storia non sta entrando davvero nel vivo, ma è piacevole vedere il modo in cui ci vengono presentati i personaggi, mostrandone relazioni e legami. Questa è la recensione di Orfani #3.

Partiamo subito col dire che sta diventando più facile individuare i pro e i contro dell’opera a fumetti Bonelliana che sto analizzando: pregio del fumetto è sicuramente il comparto grafico con una colorazione che convince sempre di più (in questo volume i disegni sono dell’ottimo Gigi Cavenago e i colori della bravissima Arianna Florean) e quindi come non amare le cover di Massimo Carnevale; altro punto forte sono i personaggi che danno il nome al fumetto ovvero gli Orfani, ben definiti e con un percorso precisamente delineato che però non li rende statici; in conclusione trovo davvero ottima la scelta di inserire citazioni da film, altri fumetti o videogame – insomma tutta la roba nerd che ci piace tanto.

D’altro canto però questo aspetto può passare dalla parte dei contro: un elevato citazionismo rischia di ingessare troppo la narrazione, che deve sottostare a questo aspetto (anche se mi sembra che stiano pian piano diminuendo le citazioni e si stiano integrando meglio nella trama). Altro aspetto negativo è la poca narrazione della seconda parte, ricca sì di azione, ma certe volte si tratta di azione fine a se stessa. Malgrado il combattimento tra Ringo/Pistolero e lo Spettro con sembianze di toro sia stata una delle migliori scene d’azione del fumetto (e qui molto si deve all’abile mano di Cavenago), la scena era forse un po’ troppo lunga. Comunque in generale trovo che la narrazione sia davvero striminzita, ridotta ai minimi termini (certe volte, in scene statiche, si conta un solo baloon di dialogo per vignetta, spesso di una sola parola). Insomma mi sembra che si stia cercando troppo lo storytelling dei disegnatori, invece della sceneggiatura piena e abbondante solita di Bonelli. Diciamo quindi che questo aspetto lo ritengo legato al gusto – a me ad esempio non piace, preferisco molto dialogo in questo tipo di produzione italiana – e quindi ad alcuni, più comicsofili, potrà piacere.

Detto ciò passiamo un po’ agli aspetti intriganti di questo terzo volume nello specifico, e al motivo per cui lo ritengo il migliore finora uscito (malgrado ci siano ancora sbavature qua e là). La storia riprende dall’attacco alieno in corso nel volume precedente, terminato col matrimonio di due Orfani. Nel tentativo di contrastare la minaccia, l’astronave del Pistolero viene colpita ed è costretto ad un atterraggio di fortuna. E qui la citazione a Star Wars è stata così palese che mi è sembrato di prendere un pugno in un occhio! Però la ritengo giusta e ben realizzata. Se nella prima parte della storia, ambientata nel passato, abbiamo assistito al difficile rapporto di Ringo (appunto, il Pistolero) con i suoi superiori e con alcuni compagni d’addestramento, nella seconda parte troviamo un uomo maturo e cazzutissimo, che non si tira indietro neanche contro un avversario forse più forte di lui. Vedremo in futuro che cosa sarà successo al Pistolero, al momento dato per disperso (ma più precisamente dato per morto a causa della radiazione emanata dal pianeta alieno).

Insomma Orfani sta pian piano prendendo forma e c’era da aspettarsi che quello che avevamo visto nel primo numero della serie fosse solo un misero assaggio, che andava preso davvero come un’introduzione al mondo di questi guerrieri ragazzi. Qualora l’opera dovesse tenere questa curva ascendente anche nei prossimi numeri, direi che si tratterebbe davvero di un rinnovamento del fumetto italiano: più vicini agli americani, ma allo stesso tempo con caratteristiche peculiari e personali che difficilmente troveremmo su un comic statunitense.

Chiudo con una domanda rivolta ai tantissimi detrattori di questo fumetto su internet: avete letteralmente gettato palate di merda su questo prodotto dopo appena due numeri (anche i più neutrali hanno, secondo me, esposto poche critiche costruttive), ma non credo esistano molti casi di fumetti che in soli due numeri hanno accontentato critica e pubblico; quindi la domanda è: siete davvero sicuri di aver giudicato bene? Si può davvero giudicare un fumetto in soli due numeri? Ai posteri l’ardua sentenza. Per questa volta è tutto, alla prossima!

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