La magia del Bardo di Northampton

Non serve avere un’approfondita conoscenza di arti divinatorie per capire, già leggendo il titolo, di chi parlerò in quest’articolo.
Dell’uomo che ha rivoluzionato il modo in cui ho sempre inteso il fumetto da quando ho avuto il mio primo albo in mano, sei o sette anni fa, dalle storie di Topolino a quelle dell’Uomo-Ragno. Una persona purtroppo passata in sordina, sconosciuta ai più (non chiaramente, agli appassionati di comics, ma a chi della nona arte si intende poco), sottovalutata quanto il genere a cui ha maggiormente dedicato il suo tempo, cioè al fumetto.
Ma una cosa è certa: chiunque pensi che il fumetto sia un sottogenere letterario, destinato ai bambini o a chi sia troppo “povero di spirito” da poter leggere altri generi, probabilmente non ne ha neanche mai letto uno, ma sicuramente non ne ha mai letto uno di Alan Moore. Lo so, è da un po’ di giorni che riempio la home del bar di stati sulle sue opere, ma mettetevi nei miei panni: io sono un nerd che ha da poco scoperto il suo guru, e mi dolgo osservando scene di professorini altezzosi che declassano il fumetto che, in alcuni casi, se scritto da persone competenti come Moore, può essere un genere letterario che fornisce al panorama culturale dei capolavori, alla stregua di quelli riconosciuti universalmente.

L’ultima opera che ho letto di Alan Moore, poi, era un libro: La Voce del Fuoco. Per quanto possa valere la mia opinione, fidatevi: niente male per uno che, prima di fare lo scrittore, tosava le pecore. Mi allieta sapere che anche con i libri Moore ci sappia fare parecchio, anche se credo che il fumetto sia il suo reale campo. Perchè ci sono cose che solo lui, con i fumetti, sa fare. Ve ne accorgerete leggendo Watchmen, V for Vendetta, From Hell e tante altre sue meravigliose opere.

La cosa fantastica di quest’autore è che ha scritto anche storie brevi, di tre o quattro pagine, e può esprimere in quel numero tanto ristretto di tavole cose per cui altri autori impiegano interi romanzi grafici. Ed è pure capace di rassicurare i bambini con il suo sguardo simpaticissimo:

Una vera delizia.

Insomma, il “mago” (come si è autoproclamato il giorno del suo 40esimo compleanno, tanto per non fare, testuali parole -più o meno eh-, “le solite cose noiose”) può tutto. Non ci ho mai giocato contro, ma credo anche vincere a “chi ride ultimo”, se rendo l’idea. Ma un tipo così, come si fa a non amarlo?

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1 commento su “La magia del Bardo di Northampton

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