TWR la (psico)analisi di Game of Thrones 6×10: "I choose Michael Bay"

Stracciatevi le vesti: LA STAGIONE 6 DI GAME OF THRONES É FINITA! Niente più puntate al lunedì, né tantomeno nuovi libri da leggere almeno fino alla primavera 2017. Inconsolabili come non mai, non ci resta che tuffarci nell’ultima (psico)analisi di stagione in formato extra-large. L’episodio 6×10, infatti, è stato strapieno di avvenimenti, un quantitativo di roba che di solito veniva diluita in un’intera stagione, eccezionalmente in una sola puntata.

Prima di partire, una domanda: vi siete accorti che nell’opening il metalupo di casa Stark è tornato a svettare su Grande Inverno?

Si parte, naturalmente, da Approdo del Re dove la regina vagina Cersei sta per mettere in atto il suo – ormai ampiamente prevedibile – piano. Come ho già avuto modo di dirvi nelle (psico)analisi dei precedenti episodi (non perché io sia il divino Otelma, ma perché era diventato abbastanza scontato), pur di non essere l’imputata protagonista di Un Giorno In Pretura Approdo del Re Edition, la vagina più chiacchierata dei Sette Regni fa saltare in aria il tempio di Baelor con l’aiuto di un suo fidato consigliere: Qyburn Michael Bay.

L’unica a capire che le cose non stavano andando per il verso giusto è Margaery l’arrapantissima, ma questo non salva lei e la sua famiglia dall’estinzione (a meno che nonna Olenna, seguendo le orme di Gianna Nannini, non vada in Spagna a fare la fecondazione assistita).


R.I.P. Margaery, insegna agli angeli come sposare sovrani con scarse aspettative di vita.

A lasciarci le penne, oltre ai Tyrrell ed a svariate comparse senza gloria, è anche uno dei grandi protagonisti delle ultime due stagioni: il cardinal Alto Passero Bertone.


R.I.P. Alto Passero Bertone, insegna agli angeli ad indossare outfit di merda

Ma i cadaveri non sono solo dovuti all’esplosione. Dopo un vigoroso coito, quel vecchio scorreggione del maestro Pycelle viene freddato dai bambini smarriti di Qyburn.


R.I.P. Maestro Pycelle, insegna agli angeli come farsi ammazzare in celebri franchise nel corso dei decenni.

E poi – come vi avevo ampiamente anticipato/2 (scuserete la vanagloria) – alla vista dell’esplosione del tempio di Baelor, il cervello di quella cosa inutile di Re Tommenchia si ingrippa per l’ultima volta e lui, credendosi Ezio Auditore, si lancia dalla torre.


R.I.P. Tommenchia, insegna agli angeli come mandare in crash il proprio sistema nervoso centrale.

La vendetta della regina vagina Cersei non può dirsi compiuta senza lo scherzone finale a Septa Unella, la suorina incazzata che col campanaccio in mano ripeteva “Shame” come un disco rotto durante il cammino dello sputtanamento. La goliardica rivalsa di Cersei prevede un paio di cartoni di Tavernello versati in faccia alla septa e chiusura col botto con stupro da parte di non morto di 200 Kg.  


-eheheheh timide risate del pubblico da casa – 

Non essendo più rimasto nessuno dei regular del cast vivo ad Approdo del Re, si decide di incoronare Cersei che, per l’occasione, cambia look e si veste come la regina cattiva di Biancaneve e i Sette Nani


– Chiamatemi Grimilde –

Lasciamo Approdo del Re per scoprire una nuova location dell’universo televisivo del Trono di Spade: Vecchia Città, il luogo in cui si trova la Cittadella, quel posto in cui si tengono i corsi di formazione professionale per i Maestri. Samwise Samwell si reca alla reception chiedendo una camera doppia con mezza pensione e letto king size ma – dopo aver verificato che la prenotazione a suo nome fatta tramite booking.com non risulta – il paffutello di casa Tarly viene accompagnato in una Feltrinelli grandissima. La più grande che lui abbia mai visto. 

Intanto Walder Frey festeggia con una cena di gala la (ri)presa di Delta delle Acque. Dopo una scambio di cortesie con Jaime, il vecchio trombone rimane solo, quando arriva un’avvenente cameriera E INVECE NO è Arya. Finalmente, dopo averci tritato i cabasisi con un allenamento più noioso di un reality show sul punto croce durato ben due stagioni, la piccola Stark è pronta a massacrare i suoi nemici con la nuova qualifica di ninja killer mutaforma Hannibal Lecter. E così Walder – dopo essersi mangiato uno sformatino a base di pasta brisé, melanzane fritte e figli – viene sgozzato al tavolo da pranzo.


R.I.P. Walder, insegna agli angeli come farsi fare la tracheotomia da una bambina.

Non poteva mancare, naturalmente, una capatina a Grande Inverno dove l’arrivo della colomba bianca del Centro Epson Meteo segna l’inizio ufficiale dell’inverno (anche se nevicava già da tipo tre stagioni, forse quattro). 
Qui si tiene il rapidissimo processo a Melisandre, rea di aver istigato due amorevoli genitori come Stannis e la moglie cessa a bruciare la figlia (che era l’unica intelligente della famiglia). Le argomentazioni di Davos sono inattaccabili “un Dio che ti fa bruciare i bambini è malvagio, se invece te li avesse fatti mangiare sarebbe stato di sinistra.”
Melisandre replica così: “nelle mie visioni c’è la terapia tapioco come fosse Antani.”
La tecnica del conte Mascetti, purtroppo per la donna rossa, non funziona e lei viene esiliata e costretta ad andare a sud.

Nel frattempo nei pressi dell’albero diga, Ditocorto, dopo aver svelato la sua ambizione di diventare re, prende un epico due di picche da Darth Sansa.

Ma a casa Stark è anche tempo di festeggiare, con una bella cena, il ritorno a casa. Qui, all’emergere dei primi screzi tra Bruti e gente che usa le posate a tavola, Jon dimostra ancora una volta che, quando non ha nessuno da menare davanti a sé, è carismatico come uno scolapasta. Fortuna che anche stavolta a rimettere tutti in riga ci pensa lei: Lyanna Mormont con le sue classiche frasi à la Gomorra.

E qui parte la standing ovation: tutti acclamano Jon come nuovo King in The North (sperando che non gli dica male come a Rob) e, in perfetto stile Brexit, abbandonano i Sette Regni.


(grazie JJ per l’immagine!)

Ah, comunque di Spettro non c’è traccia che la CGI costa e per ora la si usa per i draghi.

In questo episodio più grosso più lungo e tutto intero, c’è anche il tempo per assistere ad un nuovo appuntamento di RiCorvo al Futuro con All-Bran McFly. Prima, però, il premuroso zio Benjen, non potendosi spingere olte la Barriera perché è uno zombie, lascia il nipote paraplegico ed una ragazzina da soli e senza mezzi di locomozione in una foresta innevata piena di non-morti. Quando si dice sangue del tuo sangue.
Comunque sia, Bran prima si adagia sulla neve in una posa plastica… 

… e poi torna con la mente alla Torre della Gioia per svelarci quello che ormai era diventato – per tutti e non solo per i lettori delle Cronache di Giorgione ‘il Pacioso’ Martin – il segreto di Pulcinella e cioé che R+L=J: Jon Snow è un Targaryen ed è il figlio di Rhaegar e Lyanna Stark. Và che bellino il neonato:

E poi c’è la tanto attesa scena del “Prometti, Ned”:

Dopo una breve capatina a Dorne, dove viene stretta un alleanza tra Tyrrell e Martell sotto l’occhio vigile e compiaciuto di Varys, attraversiamo il Mare Stretto per giungere a Meereen. Nel municipio-piramide, Daenerys Santanché LaQualunque nata dalla minestra, prima scarica Daarioone Naharis (anche lei con poca fantasia).  


– e sono due… –

E poi nomina Tyrion primo cavaliere (déjà vu?).


– La vita è un cerchio piatto, tutto ciò che facciamo o faremo, lo faremo ancora e ancora…-

E alla fine arriva il momento di salpare, per andare a reclamare le eredità di famiglia.

Ora spazio alle considerazioni in libertà di fine stagione.
La sesta stagione di Game of Thrones ha avuto un “sapore” molto diverso rispetto alle precedenti. Innanzitutto perché ci siamo addentrati in un territorio inesplorato anche ai lettori dei libri di Giorgione, e poi perché è evidente che il ritmo complessivo sia stato molto più televisivo e meno compassato di quanto visto fino alla season 5. Le rivelazioni, poi, sono state tante: a partire dalla resurrezione di Jon e dalla verità sulle sue origini, passando per i ritorni dello zio Benjen e, soprattutto, del Mastino (vero beniamino dei fans), per arrivare allo straordinario colpo di teatro dell’Hold The Door.
Tra tanti ritorni, ci si aspettava il debutto di Lady Stoneheart, personaggio la cui comparsa nelle Cronache di Giorgione rappresenta un grandioso (per me il più riuscito), colpo di scena. Tuttavia ormai sembra tardi per un suo ingresso in scena e, considerato anche l’exploit di Arya in questo finale di stagione, mi sa tanto che sarà proprio la piccola Stark a raccoglierne il testimone.
Certo, va detto che il ritmo più serrato in alcuni frangenti mi ha un po’ fatto storcere il naso: la storyline di Dorne è stata bruscamente interrotta con l’omicidio di Doran Martell e tirata fuori dal cilindro a fine stagione, così come gli spostamenti veloci di alcuni personaggi – manco avessero il pip boy di Fallout – mi hanno fatto pensare a quello scempio di Shannara, una serie dove le distanze non esistono. In quest’ultimo episodio, ad esempio, Varys che prima è a Dorne, a fine puntata è sulla nave con Danerys; così come Arya è tornata da Braavos (graazie) in men che non si dica. Ed è vero che non possiamo avere il polso esatto della cronologia degli eventi, ma gli showrunner avrebbero dovuto essere più bravi a scandire il tempo agli occhi dello spettatore.

Comunque sia, è stata una stagione che è servita prevalentemente a preparare il campo per quelli che, verosimilmente, saranno i due principali campioni della luce: Daenerys e Jon, zia e nipote, personaggi che, soprattutto da un punto di vista delle armate, hanno avuto parecchi importanti power up. Ma tra i due sovrani Targaryen in ascesa c’è un terzo incomodo: la regina Cersei che, seguendo la sua consueta politica – quella dell’autogol in rovesciata all’incrocio dei pali – è ormai circondata ESCLUSIVAMENTE da nemici. Il dubbio che rimane per la prossima stagione è: chi sarà ad ucciderla? É un personaggio che, narrativamente, merita di morire per mano di uno dei suoi rivali. Fino ad oggi ero molto indeciso tra Tyrion ed Arya, ma i fatti che hanno portato alla morte di Tommen mi fanno pensare che anche Jaime si candidi prepotentemente al ruolo di possibile assassino di Cersei. Tra l’altro parliamo pur sempre dello Sterminatore di Re

E adesso cosa ci aspetta? Ci aspettano altre due stagioni prima della fine, due stagioni con un numero di puntate ridotto, non più 10 ma 7 e 6 episodi ciascuna. La stagione 7 sarà incentrata prevalentemente sul conflitto tra Cersei ed il resto del mondo, e poi tra riunioni familiari e rivelazioni varie, nell’ultima stagione (l’ottava) assisteremo alla Lunga Notte, ovvero lo scontro con gli Estranei. L’inverno è arrivato.

Per chiudere, una lode per gli ultimi due episodi, magistralmente diretti da Miguel Sapochnik (lo stesso che aveva diretto l’epico episodio “Aspra Dimora” la scorsa stagione), un’ottima padronanza dei mezzi di produzione unita ad uno strapotere tecnico impressionate. Senza dimenticare la meravigliosa colonna sonora del finale di stagione, una melodia che ha esaltato il crescendo di tensione che ha portato l’esplosione del tempio di Baelor, ha dato enfasi all’acclamazione di Jon ed ha ammantato di cupezza l’incoronazione di Cersei. Chapeau.

E con questo vi saluto e ringrazio tutti quelli che mi hanno accompagnato in questa cavalcata di 10 episodi di GoT (psico)analizzati. Vi ricordo di fare un salto sulla mia pagina Facebook e vi lascio al grido di THE KING IN THE NORTH!!!

Si ringrazia la pagina Facebook Game of Thrones ITALIA

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