Il Ladro di Libri di Alessandro Tota e Peter Van Hove

La sensazione di vivere una vita diversa da quella che si vorrebbe, di non riuscire a raccogliere i frutti della propria innata capacità, può portare a intraprendere percorsi inaspettati e turbolenti, la cui meta è spesso sconosciuta a chi li imbocca. E’ ciò che succede Daniel Brodin, studente di giurisprudenza con ambizioni da poeta, che si ritrova improvvisamente catapultato in mezzo al fermento culturale della Parigi del dopoguerra.

Daniel è un ragazzotto semplice e un po’ inetto, senza particolari doti artistiche o culturali. Una sera, però, grazie ad un improvvisato espediente, Daniel ha modo di fare colpo su un gruppetto di intellettuali intenti a parlare di poesia; ed è così che il nostro imbranato protagonista inizia a scoprire gli ambienti e i personaggi che compongono il quadro di questa affascinante e inquieta Parigi anni ’50, composta tanto da intellettuali borghesi, che da balordi ubriaconi.

Daniel, infatti, viene presto a contatto con la frangia più audace e avanguardista di quel movimento culturale che è l’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre, rimanendone talmente attratto e affascinato, da cambiare improvvisamente il suo stile di vita, le frequentazioni e i progetti per il futuro. Assistiamo così al tentativo di Daniel di diventare un artista, di ritagliarsi uno spazio in quegli ambienti culturali che, proprio in quel frangente, sembrano alla ricerca di concetti innovativi e di facce nuove a cui rivolgere attenzione. Nonostante la consapevolezza della propria mediocrità, Daniel farà comunque di tutto per riuscire nel suo intento, affinandosi specialmente alle proprie doti da trasformista e improvvisandosi in attività più o meno illecite.

Il Ladro di Libri è uno di quei fumetti in cui il contesto e le atmosfere diventano il fulcro della storia e il motore del racconto. Passeggiare con Daniel, seguirlo nel suo bizzarro percorso, significa immergersi in una Parigi romantica e un po’ decadente, fatta di vicoli scuri e fumosi bistrot, stradine acciottolate e modeste mansarde. Ambienti, luoghi e personaggi che suscitano da soli interesse ed emozioni, un po’ come una foto in bianco e nero o come un vecchio film muto. Da tutto ciò prende naturalmente vita la storia di Daniel e dei suoi improbabili amici. Personaggi di fantasia, certo, ma assolutamente plausibili e perfettamente in linea con i toni e il contesto culturale e sociale del racconto.

L’ottima sceneggiatura di Alessandro Tota ha il merito di sviluppare una trama piacevole e mai noiosa, ricca di sfumature e di riferimenti storico-letterari. C’è una grande attenzione rispetto agli elementi richiamati, agli ambienti rappresentati, ai personaggi che li popolano, frutto di uno studio intenso, ma soprattutto di un’enorme passione verso ciò che si racconta. Tuttavia, l’aspetto più interessante di questo fumetto – a mio giudizio – sono le splendide tavole di Peter Van Hove che, con un tratto essenziale, morbido, ma al tempo stesso particolareggiato su sfondi e scenari, ci invita ad immergerci nelle atmosfere di questa storia così assurda e al tempo stesso così normale.

Edito da Coconino al prezzo di € 17,50, Il Ladro di Libri è una lettura che mi sento di consigliare vivamente. Una storia che mescola aspetti culturali, sociali e artistici della Parigi anni ’50, ad un’indagine attenta sull’animo umano e sulle sue dinamiche più intime e viscerali. Vincitore del Gran Guinigi 2015 come miglior graphic novel al Lucca Comics & Games.

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