Signal to Noise di Neil Gaiman e Dave Mckean

Se amate la Nona Arte e non avete mai letto nulla della premiata ditta composta da Neil Gaiman e Dave Mckean, non potete (e non dovete) perdervi Signal to Noise, una delle opere più importanti e complesse del prolifico duo. Si tratta di un vero e proprio antico tesoro, mai pubblicato in Italia prima d’ora e saggiamente riesumato da Edizioni BD in una pregevole edizione cartonata da € 20,00 che contiene al suo interno anche altre brevi storie: Wipe Out (pubblicata a suo tempo su una rivista britannica), Decostruzione (espressamente richiesta anni fa da una rivista tedesca) e Confini (pubblicata originariamente per un libro internazionale di storie brevi sulla caduta del Muro di Berlino).

La storia principale contenuta nel volume, Signal to Noise, ha avuto una vita editoriale piuttosto complessa, essendo stata serializzata per la prima volta nel 1980 all’interno della rivista di moda The Face; e, solo dopo molti anni (nel 1992), raccolta in unico volume dalla casa editrice statunitense Dark Horse

L’opera ruota attorno agli ultimi giorni di vita di un regista cinematografico inglese che scopre di essere gravemente ammalato e tenta di tradurre su carta la sceneggiatura che ha pensato per il suo ultimo film. L’uomo è consapevole che non riuscirà a terminare il lavoro, il tempo a sua disposizione è troppo scarso. Ma la cosa non sembra importargli; anzi, è lui stesso a svelarci come il desiderio di scrivere la sceneggiatura risponda all’esigenza fisiologica di separare una parte di sé per regalarla ai posteri. Non c’è nulla di commerciale o di materiale nel suo bisogno di scrivere. Piuttosto, c’è qualcosa di sacro, di solenne, nel suo desiderio di dare una dimensione reale a ciò che esiste unicamente nella sua testa.

“C’è un senso di completezza unico nel riuscire a finire qualcosa. Non c’è altro modo per descriverlo: la sensazione di essersi ripresi qualcosa dall’eternità, di avere offerto qualcosa a un dio compiaciuto. Di avere sconfitto il sistema.”

E poi c’è il film. Il suo film, quello che esiste perfettamente nella sua mente e che il regista è capace di visualizzare in modo nitido. I personaggi del suo film sono uomini dell’anno 999 d.c. che attendono – proprio come lui – l’approssimarsi della fine. Attendono quella che, sono certi, sia l’Apocalisse, ignorando che l’unica, continua e ripetuta apocalisse è quella che accade ogni volta in cui un individuo termina la sua esistenza. In un raffinato incrocio di storie e di emozioni, assistiamo duneque all’epilogo delle due vicende, che infine si sovrappongono e si uniscono, fino a raggiungere la parfetta catarsi.  

Attraverso un infinito numero di segnali e codici linguistici difficili da rintracciare altrove, Gaiman riesce a raggiungere livelli di narrazione impossibili da eguagliare e mostra in modo incredibilemnte lucido e delicato l’inarrestabile approssimarsi della fine. Il messaggio raccontato in questa storia, come detto, è profondamente emozionale e, a tratti, inquietante e oscuro. Tuttavia, il modo col quale gli autori lo raccontano e le conclusioni alle quali giungono, fanno si che il racconto non risulti mai desolante o patetico, ma anzi getti sul lettore una carica di enerigia positiva e di maggiore consapevolezza della propria esistenza e dell’inevitabile fine. Il finale di Signal to Noise, in particolare, mi ha restituito un’insolito e inaspettato ottimismo, facendomi riflettere sull’importanza del testamento di ogni uomo e del retaggio, inteso come patrimonio intellettuale e morale che si trasferisce da individuo a individuo, permettendo all’uomo di sopravvivere in eterno e partecipare alla creazione di qualcosa di più elevato e più grande.

Come sempre capita quando la parte grafica di un’opera è affidata a Dave Mckean, Signal to Noise ha un impatto visivo potente e carico di emozioni intense. Le capacità rappresentative di Mckean vanno ben oltre il semplice disegno; spaziando dall’arte figurativa, fino al cinema, passando per la stampa, la fotografia e la pittura. Il sodalizio con Gaiman, poi, è di quelli più riusciti, grazie anche alla capacità di ognuno dei due di comprendere e assecondare l’altro.   

Insomma, se volete convincere qualcuno che i fumetti non sono roba per marmocchi, non consigliategli i soliti The Dark Knight Return e Watchmen. Fategli leggere Signal to Noise, perchè è impossibile non rimanere sconvolti e incantati dalla profondità che la perfetta commistione di poesia e immagini è in grado di raggiungere. Un’esperienza di lettura davvero unica. 

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