DIE HARD 5

Lo dico fin da subito: sarò veloce nel commentare questo ennesimo scempio Hollywodiano perchè sinceramente non c’è quasi nulla da salvare, anzi, ci sarebbe fin troppo da recriminare. 

John McClane (Bruce Willis) scopre che il figlio John McClane Jr. (Jai Courtney) – che fantasia (ndr) – sta per essere processato in Russia con l’accusa di terrorismo e per salvarlo si dirige nella ex nazione rossa. Ma la vacanza del nostro eroe sarà interrotta stavolta da uno scontatissimo piano criminale in cui il figlio è apparentemente immischiato. 
“Yippee-ki-yay, motherfucker!” 

Con il quinto pessimo, brutto e scemo – posso dirlo, vero? – capitolo di Die Hard si può dire di esser giunti al punto del non ritorno. 

The End. 

Cala il sipario. 

Basta, insomma.

Una vero buco nell’acqua per una saga che ha fatto da spartiacque per la rivisitazione dell’anti-eroe moderno e non solo: i suoi sequel si sono sempre dimostrati ottimi prodotti.
Qui ci troviamo invece con una pellicola in cui esplode qualsiasi cosa; dove si possono trovare armi, tute di contenimento e binocoli in auto parcheggiate; ci si azzuffa in inseguimenti no sense che durano ore e con poliziotti sempre più scemi – ok, negli action non hanno dignità, però dai, fateli morire con più stile. 

Sono consapevole poi del fatto che in questo genere di film la sceneggiatura non è fondamentale perchè con una regia ben fatta si può ottenere un buon prodotto: i casi di Fast and Furious 5 Transformers 3 lo dimostrano. Ma qui non mi sento di salvare nemmeno questa; perchè John Moore, sulla mia lista nera per quell’obbrobrio di Max Payne, si affida ad una messa a fuoco ipercinetica che se non sei Tony Scott non te lo puoi permettere. Così se da una parte ci sono dialoghi ridicoli con uno snaturamento del nostro eroe pelato preferito, che fa sempre la sua figura anche con battute alla Homer Simpson, dall’altra ti trovi zoommate vorticose; e quindi no, non ci siamo. 
Un peccato per lo sceneggiatore Skip Wood, che ci ha deliziati con Codice Swordfish.
Al tutto si aggiunge un casting completamente anonimo con un doppiaggio italiano che non aiuta. 

In poche parole Die Hard 5 è un insulto all’intelligenza di John McClane e alla mia visto che ci ho speso soldi per vederlo.

marcodemitri® 

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