Hellblazer – Omaggio a un mito del fumetto

Nel corso di questo mese di febbraio, dopo una storia editoriale durata ben 25 anni, terminerà la storica serie regolare della Vertigo, Hellblazer. Finisce così una delle serie più rappresentative della linea autorale e adulta della DC Comics. Una notizia, quella della chiusura della serie dedicata a John Constantine, che è coincisa con il contemporaneo annuncio di una nuova serie dedicata allo stregone di Liverpool. John tornerà infatti, a partire da marzo, con una nuova serie che porterà il suo nome (Constantine) e che lo vedrà inserito a tutti gli effetti nell’universo standard della DC, grazie (o a causa, decidete voi) all’iniziativa editoriale chiamata New 52.

La notizia, a dire il vero, non mi ha affatto eccitato. Hellblazer è certamente una delle opere più interessanti emature che abbia mai avuto modo di apprezzare, lontana anni luce dall’universo supereroistico targato DC e carica all’inverosimile di temi sociali e soprattutto di umanità.
Naturalmente, lungi da me qualsiasi critica preconcetta nei confronti della nuova testata Constantine; ma, con la chiusura della storica serie Hellblazer, viene meno un universo di storie, di paesaggi, di personaggi e di emozioni che difficilmente sarà possibile sostituire in futuro. Va via un pezzo di storia della Vertigo che ha rappresentato, per me e per milioni di altri lettori, un punto di riferimento tra i più importanti del fumetto made in USA. Non mi resta altro da fare, dunque, che tentare di spendere due parole sul mago più bastardo e antieroico di tutti i tempi, per tentare di spiegare – a chi non avesse ancora la fortuna di conoscerlo – chi è John Constantine e soprattutto cosa ha rappresentato per me la serie Hellblazer.

La prima apparizione di John

John Constantine appare per la prima volta nel fumetto horror di Alan Moore, Swamp Thing; più in particolare, nella saga del 1985 intitolata American Gothic, in cui il mago ci appare da subito in tutta la sua ambigua moralità. Il suo ruolo, all’interno di quel racconto, era quello di far acquisire al protagonista, Swamp Thing, una maggiore consapevolezza di se stesso e del suo ruolo nel mondo (anche per poter contare su alleato in più a portata di mano). Lo stesso Moore dichiarò di essersi liberamente ispirato al cantante Sting per rappresentare le fattezze del mago. La somiglianza con il leader dei Police verrà poi ufficialmente riconosciuta in una successiva storia di Swamp Thing in cui si vede John su una barca di nome L’Onorevole (?) Gordon Sumner: chiaro riferimento al vero nome di Sting.

Una testata tutta sua

Dopo l’apparizione nel numero #37 di Swamp Thing, Constantine riscuote un crescente interesse da parte del pubblico, che gli fa guadagnare in breve tempo (a partire del 1988) il suo spazio in una nuova serie regolare. La serie, dal titolo Hellblazer, viene inizialmente scritta da Jamie Delano e disegnata da John Ridgway, ed è caratterizzata anche dalle splendide copertine realizzate dal genio visionario di Dave McKean. A dirla tutta, Il titolo originale della serie sarebbe dovuto essere Hellraiser, ma la DC Comics dovette rinunciare al nome, a causa della contemporanea distribuzione dell’omonimo film horror di Clive Barker.

Ma chi è John Constantine?

John Constantine è uno stregone dell’occulto, un vigliacco manipolatore, truffatore, cinico e individualista; un adorabile bastardo figlio di puttana, che antepone sempre e comunque il proprio tornaconto agli interessi (e alle vite) altrui. John non è propriamente quello che si può definire un amico fidato. Nel corso delle sue (dis)avventure, Constantine spesso sacrifica la sua morale in favore del proprio interesse; sacrificando, con essa, anche le vite dei propri amici. Tutto questo per un interesse superiore: la propria sopravvivenza. John Constantine, come tutti noi, è un essere umano fragile e disonesto e, al contrario della stragrande maggioranza dei personaggi dell’universo DC, non ci tiene affatto ad apparire come un eroe senza macchia e senza paura. John Constantine rappresenta quel lato meschino che c’è in ognuno di noi. Quel miserabile egoismo di cui tanto ci vergogniamo, ma che inevitabilmente ci accompagna in ogni momento della nostra esistenza.

John nasce a Liverpool negli anni ’50. Figlio di una madre morta prematuramente e di un padre alcolizzato, è costretto insieme alla sorella più grande, Cheryl, a trasferirsi dagli zii a Northampton. Una volta lì, il giovane Constantine inizia a sviluppare un morboso interesse per l’occulto che gli consente di comprendere la sua naturale inclinazione per la magia.

Per John la magia assume le dimensioni di una necessità ineludibile che rende la sua esistenza ricca di scoperte e di avventure, ma, al contempo, anche squallida, solitaria e disperata.
Constantine, infatti, ha a che fare con demoni, esorcismi ed esseri arcani di ogni natura. Ma, soprattutto, John ha a che fare con se stesso, con i suoi fantasmi (veri o presunti) e con i suoi sensi di colpa, conseguenza diretta del suo egoismo e degli effetti che questo ha sulle vite di coloro che hanno la sfortuna di incrociare la sua strada. Se c’è una cosa in cui Constantine è davvero bravo, è proprio la capacità di manipolare e raggirare le persone a suo piacimento. Un’abilità, questa, che sarà utile in tante occasioni, ma che contribuirà a condannarlo anche alla solitudine e alla dannazione.

Evoluzione del personaggio

Naturalmente, è difficile fornire una descrizione coerente, univoca e attendibile delle caratteristiche del personaggio di John Constantine. Nel corso dei suoi 300 numeri, la serie ha proposto un’immagine di John in continua evoluzione, con un variegato ventaglio di sfaccettature caratteriali e di temi affrontati, frutto probabilmente del consistente numero di autori che si sono susseguiti nel corso della storia editoriale di Hellblazer.

Come detto, una prima decisa caratterizzazione del personaggio di John Constantine venne data da Alan Moore nel corso della sua run nella serie regolare Swamp Thing, dalla quale già emergeva un Constantine cinico ed egocentrico. Un Constantine, quello di Moore, che ha rappresentato certamente un punto di partenza per Jamie Delano che, a partire dal 1988, si occupò della sceneggiatura della serie regolare dello stregone inglese. Delano riparte dal solco tracciato da Moore e ci mostra tutte le debolezze, le paure, la vigliaccheria ed il menefreghismo di questo eccezionale personaggio. Nel contempo, l’autore impreziosisce la serie di Hellblazer con la trattazione di tematiche di denuncia sociale e di impegno politico. Il tutto contestualizzato in una Londra squilibrata, visionaria e dal cuore perverso.

Ma durante il lungo arco narrativo di Delano c’è spazio, ovviamente, anche per l’approfondimento del passato di John Constantine. Un passato tormentato che lo ha visto coinvolto da giovanissimo in un tragico, quanto inquietante, incidente di magia, col quale ancora è costretto a fare i conti.

Il successo della serie cresce a dismisura con l’avvento di Garth Ennis come sceneggiatore. L’autore irlandese riversa nel calderone di Hellblazer tutta la sua dissacrante e grottesca brutalità, gettando le basi per la creazione di quelle tematiche che lo renderanno immortale nella sua opera più importante, Preacher. Molto più disimpegnato nella trattazione delle tematiche politiche e sociali, l’Hellblazer di Ennis, ci mostra il lato più strettamente terreno di John Constantine, che nell’opera dello scrittore irlandese diventa una sorta di moderno stregone alcolizzato, sempre più intento a combattere i demoni che albergano nella sua anima. L’arco narrativo più celebre di tutto il ciclo di Ennis è certamente Dangerous Habits (Abitudini Pericolose) in cui troviamo un Constantine malato terminale a causa di un cancro ai polmoni, conseguenza dell’eccessivo uso di tabacco.

Dopo una deludente parentesi a cura dell’inglese Paul Jenkins, la serie regolare finisce nelle sapienti mani di Warren Ellis, che ci mostra un inedito John Constantine in versione freddo vendicatore, pur mantenendo intatto il lato meschino, oscuro e moralmente repellente dello stregone di Liverpool.
Dopo Ellis è il turno di Brian Azarello, che ci regala una delle run più intense e coinvolgenti dell’intera storia editoriale di Hellblazer. L’apporto di quest’ultimo è fondamentale a mio avviso per lo sviluppo del personaggio e soprattutto per le atmosfere che introduce nei racconti. Il ritmo narrativo, in particolare, risulta più veloce e carico di suspence, con l’innesto di quegli elementi pulp tendenti allo splatter, tipici dello stile di Azarello.

Oltre quelli citati, tanti altri autori più o meno noti hanno lavorato nel corso degli anni alla serie regolare di Hellblazer. Alcuni con maggiore apporto come Peter Milligan, Mike Carey, Andy Diggle e Denise Mina; altri, come Neil Gaiman, Grant Morrison, Darko Macan e John Smith, solo per brevi apparizioni.  

Come per gli autori, anche i disegnatori si sono alternati alle tavole di questa pregevole serie. Tra loro ricordiamo John Ridgway, Simon Bisley, Mark Buckingham, Richard Corben, Steve Dillon, Marcelo Frusin, Jock, David Lloyd, Leonardo Manco, e Sean Phillips; mentre, tra i più celebri disegnatori che si sono occupati delle copertine non possiamo non citare il monumentale Dave McKean (autore delle più interessanti copertine della serie), Tim Bradstreet (a cui si devono il maggior numero di cover), Glenn Fabry, David Lloyd e Sean Phillips.

L’universo di John Constantine

Hellblazer si svolge in un mondo apparentemente simile a quello reale, ma dietro al quale si nascondono insospettabili presenze demoniache che condizionano con le loro decisioni la vita degli esseri umani. Un mondo onirico e demoniaco posto al confine tra lo miseria della condizione umana e il male che si cela dietro la realtà percepita dal genere umano.
Nonostante non manchino riferimenti all’universo supereroistico classico targato DC, Hellblazer ha sviluppato un universo a se stante nel quale, come detto, l’elemento ultraterreno non viene percepito dalla maggior parte delle persone comuni. Solo in pochi sono in grado di scorgere o addirittura di interagire con le presenze soprannaturali che tramano all’ombra dell’occhio umano. Spiriti e demoni che perseguono scopi apparentemente incomprensibili per le fragili menti mortali.  

Benché separato dall’universo DC tradizionale, non mancano le apparizioni di alcuni personaggi targati DC Comics; in particolare nel corso delle sue avventure, John si imbatte il personaggi del calibro di Zatanna, The Phantom Stranger, Shade, The Changing Man, e ovviamente Swamp Thing. Anche Constantine, dal canto suo, ha fatto delle comparsate in titoli DC, come Crisi sulle Terre Infinite, Crisi Infinita, Green Arrow, Green Lantern, The Sandman.

L’annuncio e la fine di un’era

Nel settembre 2011, però, John Constantine fa la sua comparsa ufficiale nell’universo DC all’interno titolo Justice League Dark, a firma di Peter Milligan. L’autore in questa nuova serie ci presenta una versione di John alternativa rispetto al Constantine di Hellblazer. Secondo le intenzioni dello stesso Milligan, la serie sul giovane Constantine, membro della Justice League Dark, avrebbe dovuto affiancare in maniera parallela lo svolgimento della serie regolare dedicata allo stregone di Liverpool, senza che l’una influisse sull’altra.

Nonostante ciò, l’8 novembre del 2012 la DC Comics annuncia la cancellazione definitiva della serie Hellblazer e la sostituzione di quest’ultima con la nuova serie regolare targata DC Comics New 52, Constantine. Una testata, scritta da Robert Venditti e disegnata da Renato Guedes, che vede nuovamente protagonista il giovane John Constantine, pienamente inserito nel nuovo universo DC.

Una notizia, questa, accolta con comprensibile disappunto da parte dei lettori più affezionati di Hellblazer. Un annuncio che suona tanto come il definitivo addio ad un personaggio profondo e originale, che ha fatto la storia dell’etichetta Vertigo. Con la cancellazione della serie Hellblazer, infatti, non perdiamo solo un personaggio geniale in ogni sua diversa caratterizzazione, ma salutiamo, (forse) per sempre, un modo di scrivere i fumetti, fatto di satira tagliente e di denuncia sociale, di atmosfere indimenticabili e di una notevole carica introspettiva.

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