Birthright Volume 5 – Nel ventre della bestia (saldaPress)

Le grandi storie a fumetti devono sempre cercare di alzare costantemente tutti i fattori che la rendono tale: la trama e i disegni, certamente, ma anche il ritmo, il divertimento, la scorrevolezza. Ma capita altrettanto spesso che una storia sia grande per la sua originalità proprio nella gestione di questi ed altri fattori. Birthright è l’esempio perfetto di questa seconda “tipologia”.

Dal punto di vista del ritmo e della scorrevolezza, Birthright è sempre stata in crescendo: siamo partiti da un pomeriggio di giochi tra un padre ed un figlio, per arrivare ad una guerra interdimensionale tra umani e mitiche creature fantasy. Abbiamo attraversato il mondo di Terrenos e gli Stati Uniti in lungo e in largo, tra paludi e boschi incantati, autostrade e grandi metropoli. Non sono mancati i colpi di scena, i tradimenti, le rivelazioni, i misteri irrisolti e la complicazione dei rapporti tra i personaggi. Piano piano ma con decisione, Birthright è una serie che ha raggiunto una maturità tale da dover subire una battuta d’arresto. Ma sia chiaro: non stiamo parlando della godibilità della serie, che rimane comunque costante: il rallentamento è dato dall’enorme vortice di eventi che ci hanno portato al quinto volume.

In questo volume vediamo come il lavoro per Joshua Williamson e Andrei Bressan non è affatto semplice, a questo punto della loro storia. La scrittura di Williamson deve vedersela con i tanti aspetti sviluppati nel corso dei mesi, oltre che con la gestione di una vasta platea di personaggi; allo stesso tempo, è sicuramente complesso districarsi nei continui capovolgimenti di fronte o di alleanze tra i personaggi. A questo proposito, bisogna riconoscere a Williamson una grande capacità nel complicare i rapporti, facendone davvero uno dei cardini (se non il punto focale per eccellenza) di questo quinto volume. Prendiamo ad esempio il personaggio di Rya, la Gideon guerriera che aspetta di dare alla luce il figlio di Mikey, il prescelto. Narrativamente ha fatto la sua comparsa in modo irruento e piuttosto sorprendente, salvo poi dimostrarsi, come si può vedere all’inizio di questo arco narrativo, un personaggio molto complesso, sfaccettato. Allo stesso modo sono complessi i rapporti che questo personaggio ha intessuto nel corso degli anni: le motivazioni che la spingono a combattere Re Lore, il suo legame con l’orco Rook, il rapporto con Mikey e con la famiglia di quest’ultimo.

Ora basta provare ad immaginare quanto la situazione sia complicata se pensiamo a tutti i personaggi coinvolti nella storia: dalla famiglia di Mikey (suo padre, ad esempio, è passato da personaggio quasi “spalla” del protagonista a legante tra tutti i componenti del nucleo famigliare) a quella di Re Lore, passando per la sempre maggiore importanza data a personaggi come il piccolo Brennan e a suo nonno, fino agli esordienti come Kallista. Tutto questo si sviluppa a formare una rete, fitta, resistente e difficile da percorrere. Ecco dunque spiegato cosa intendevo quando parlavo di “battuta d’arresto”: siamo totalmente addentrati nelle vicende non solo meramente narrative e di trama (e diverse sottotrame) ma soprattutto nei personaggi che muovono gli invisibili fili della narrazione. Può sembrare a prima vista che tutto sia rallentato, ma in realtà si è solo dipanato, diffuso, esploso sulla pagina. Un paragone che mi sento di fare (che a qualcuno può sembrare ardito per qualcuno) è con Invincible: nella serie di Kirkmann, col passare del tempo, ci si rende conto di quanto tutto sia funzionale, i personaggi non possono non coinvolgere il lettore, altrimenti neanche il più grande colpo di scena può fare breccia nella mente e nel cuore di chi segue gli avvenimenti.

L’altro protagonista di una storia a fumetti è, ovviamente, il suo disegnatore. E, a mio modo di vedere, Bressan in questi capitoli si supera. Basti vedere la rappresentazione del corpo di Mikey sottoposto alle torture di Mastema, deformato a causa della potente magia della strega. Bressan ci ha abituati molto bene in questi mesi e sicuramente le sue splashpage sono spettacolari: dalla rappresentazione della guerra, come in un lungo piano sequenza, alla prima apparizione di un personaggio, fino agli scontri tra antagonisti, in tutte queste situazioni Bressan si dimostra a proprio agio, in grado di gestire ogni aspetto della tavola, disegnando sempre con energia, passione e potenza visiva. Ovviamente un aiuto e uno sprint in più sono i colori di Adriano Lucas, immancabilmente appropriati per un fumetto spiccatamente fantasy. Ancora una volta Birthright è una conferma, nessuno sbaglia e la storia procede spedita per la sua strada, senza intoppi, ma anzi arricchendosi senza sosta di tantissimi aspetti divertenti e coinvolgenti. Per questa recensione è tutto, noi ci rileggiamo prossimamente, come sempre.

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