La recensione in anteprima di Suicide Squad: in missione per conto di Trollo e Rec

Era un bel pomeriggio di luglio quando ricevetti LA CHIAMATA.
Rec mi comunicava le coordinate: ”3 agosto – isola del cinema – Roma – anteprima di Suicide Squad – vacci tu che noi andiamo al mare. Passo e chiudo!” Il mio entusiasmo per questa missione era alle stelle, ero chiamato in prima linea da due entità che da tempo veneravo. Arriva il giorno e mi fiondo al cinema. La fila é di quelle toste, tanti vips del cinema e del fumetto, e anche tanti individui ben oltre il confine del ridicolo che, per la moda del momento, si sono tinti i capelli “a tema”: verde per l’uomo, ed ossigenati con le ciocche azzurre e rosa per le donne.
Ma tralasciamo queste quisquilie. Siedo al mio posto tra una bolgia infernale e attendo. Eccolo, inizia. E da qui inizia anche qualche SPOILER 
per presentare il plot del film.

Titoli di testa colorati, musica figa, mi dico “ok, dai… “. Pronti via, subito presentati i due personaggi migliori di tutto il film, Deadshot ed Harley Quinn. La tipa del governo, Amanda Waller, spiega ad altri colletti bianchi (ah, c’é anche il capo della polizia di Stranger Things, nel frattempo deve essere stato promosso…) che Superman era forte e buono ma, siccome al mondo esistono i METAUMANI (non sono mai stati sulla Cristoforo Colombo dopo le 21), il “prossimo superman” potrebbe non essere affatto buono.

L’idea di Amanda é di creare una squadra con la feccia della società, tutti (o quasi) rinchiusi nel carcere massima sicurezza di salanfontoni a destra. E così iniziano le presentazioni: Deadshot che ha avuto un incontro ravvicinato del Batsy tipo mentre passeggiava con la figlioletta; Harley che, se non lo sapete sapetelo, era la dottoressa che cercava di curare il Joker ma poi, innamoratasi di quest’ultimo, lo ha seguito nelle sue folli imprese; poi ci sono Killer Croc, mezzo uomo e mezzo borsetta di Prada, il tizio con i problemi del fumo che ha incenerito la famiglia, quello che lancia i boomerang pur non essendo Mr. Crocodile Dundee, la strega che è anche una ragazzina/dottoressa persa in una missione di Uncharted 3, Katana, una giappovedova che protegge il culo di Flag, il soldato a capo della Squad e dulcis in fundo L’ARRAMPICATORE!
Sì, avete capito bene, un personaggio che può arrampicarsi ovunque voglia, non come Spider-Man, PROPRIO ovunque! Peccato che dopo un minuto dal suo ingresso in scena gli si fa esplodere la testa come beta tester della nuova app del governo. Già, perché, per prevenire eventuali fughe, il governo ha impiantato una granata dalle dimensioni di un chicco di riso nel collo dei membri della Squad, così se tentano di scappare “BOOM!!!”.

– …e l’arrampicatore? –

La streghetta (che chiameremo Ransie) trova una statuina che conteneva lo spirito del fratello e lo libera innescando casini che non vi potete immaginare. Inizia la parte “ommiogod, c’è la fine del mondo!11!!!undici!!1!”. Gli dei sono incacchiati di brutto perché una volta l’uomo li venerava mentre adesso venera solo le macchine, l’iPhone e la PS4. Quindi cosa fa il dio vendicativo di turno? Si impegna a costruire una macchina più potente (l’impeccabile logica delle divinità…). La Suicide Squad è costretta ad intervenire e, dopo un bel menatone sui rapporti tra i vari personaggi, si entra in missione.
Ma facciamo un piccolo passo indietro: evidentemente lo sceneggiatore del film si documentò, nel realizzare lo script, guardando solo DUE FILM, per la precisione: The Avengers e Ghostbusters (quello dell’84, oh!). In Avengers c’erano alieni che volevano conquistare la terra e in Ghostbusters c’era invece una divinità che voleva conquistarla. Lo sceneggiatore (che poi è anche il regista del film, ovvero David Ayer) ha fuso un po’ le cose ed è uscita Ransie, scopiazzata mista tra Gozer e una danzatrice del ventre che crea, usando gli esseri umani, un suo esercito di zombie/brufolosi/clickers/nemici dei Power Rangers e li manda contro la Squad.

Inizia il terzo atto con lo scontro finale. Adesso fate attenzione ai dettagli e ditemi se non vi ricorda qualcosa: c’è un palazzo da cui esce un flusso di energia che va verso il cielo (vi ricorda qualcosa?), il boss di fine gioco è su un piano rialzato con, alle spalle, un muro decorato e davanti una scalinata (vi ricorda qualcosa/2?), la lotta inizia, tra vari cazzotti, spari, mazzate e LANCI DI BOOMERANG (?) e poi qualcuno esce da una statua che si sbriciola (vi ricorda qualcosa/3?)… alla fine parte la musica di Ray Parker jr. Who you gonna call? SUICIDE SQUAD!


E il Joker? Sì, c’era anche il Joker di Jared Leto. Che, a mio avviso, è protagonista della sottotrama più figa di tutte, tra corse in elicottero e sparatorie adrenaliniche. Avrebbero potuto usare lui come villain? Sicuramente. Una trama più action-pulp avrebbe giovato, invece ci hanno dovuto infilare le divinità e buttarla sul fantasy, a conti fatti non è stata la migliore delle idee…

In sintesi, i punti di forza del film sono senz’altro gli attori: Will Smith e Margot Robbie la fanno da padroni ed il Joker di Leto è davvero interessante e ben costruito; le musiche sono incalzanti ed esaltano sia le scene action che, soprattutto, le “cartoline” di presentazione dei personaggi.

Per quanto riguarda le note dolenti, citiamo il dizionario Treccani: “la sceneggiatura designa la costruzione della struttura narrativa del film che precede le riprese, e quindi individua un processo produttivo che va oltre il testo vero e proprio”. Bene, in questo caso, non che mi aspettassi una trama di concetto eh, ma di sceneggiatura non c’è traccia. Ci sono, invece, una serie di idee confuse messe alla rinfusa una dopo l’altra. Suicide Squad sembra complessivamente troppo slegato e questo penalizza anche i personaggi che, nonostante l’andamento disomogeneo del film, ne escono quasi tutti bene. Probabilmente i tanto chiacchierati reshoot del film non devono aver giovato al risultato finale…

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