TWR la (psico)analisi della 2a stagione di Daredevil, che invece è la 1a stagione del Punisher

Vista la qualità delle prime due serie TV Marvel-Netflix, ovvero le prime stagioni di Daredevil e Jessica Jones, il bis televisivo del cornetto di Hell’s Kitchen aveva creato attorno a sé aspettative enormi. Aspettative che, nonostante l’addio (o arrivederci) dello showrunner della stagione 1, Steven S.DeKnight, sono state ampiamente mantenute.

La vera forza della season 2 di Daredevil, e cioè la modifica dell’ossatura narrativa rispetto all’anno scorso, rappresenta per certi versi anche la sua principale debolezza. Mi spiego meglio: i nuovi showrunner Petrie e Ramirez hanno deciso di cambiare del tutto l’impostazione della serie, intrecciando la vita di Matt con due subplot legati ai nuovi main characters al debutto, il Punitore, anzi no scusate – nonostante il doppiaggio ITA – si chiama The Punisher (mamma Marvel ci tiene si mantengano i nomi all’americana, vedi Captain America) ed Elektra. Più che veri e propri villain, si tratta di due personaggi borderline che, nonostante remino dalla stessa parte di Matt, si troveranno a scontrarsi sistematicamente con quest’ultimo per questioni ideologiche e di approccio al malvivente (in soldoni: omicidio vs pestaggio)Questo cambio di rotta rispetto alla stagione precendente, che era invece molto ben costruita attorno all’antagonismo con il solo Kingpin, ha dato dignità narrativa ed una taglio diverso e nuovo alla season 2. A differenza, ad esempio, di serie come Flash ed Arrow che, invece, rielaborano di stagione in stagione elementi ciclici in cui immettono piccoli innesti risultando così, alla fine della fiera, talmente ripetitive da portare lo spettatore allo sfinimento.

Quanto detto, per Daredevil 2 è stato un bene, tuttavia è innegabile che si sia sentita, in alcuni frangenti, la mancanza di un vero e proprio antagonista perché sia il Punitore che Elektra sono due personaggi che, giocoforza, si ritrovano a dover collaborare con Daredevil e l’intrigo à la Sons of Anarchy (bikers+irlandesi+messicani+FBI) in cui è invischiato Frank, e la questione Mano in cui Elektra ed il sempre ottimo Stick coinvolgono il Cornetto, non hanno lo stesso peso narrativo che solo un main villain ben delineato può fornire. Nella stagione 1, peraltro, Vincent D’Onofrio diede vita ad un Kingpin monumentale, risultando forse come il personaggio meglio interpretato di tutto il Marvel Cinematic Universe (non solo televisivo, ma anche cinematografico). La sua, pur breve, apparizione in questa stagione due rafforza questa convinzione: quando è in azione, D’Onofrio ruba letteralmente la scena a tutti, c’è poco da fare. 

A spiccare stavolta è il Punitore. Grande merito ai responsabili del casting per aver affidato il complesso ruolo di Frank Castle a Jon Bernthal, noto al pubblico per aver interpretato Shane nelle prime due stagioni di The Walking Dead ed uno dei carristi americani in Fury, il war movie di David Ayer con Brad Pitt. Questo Punitore televisivo ha una backstory molto ben sviluppata e l’interpretazione di Bernthal è davvero sopra la media, con quella faccia da cagnaccio rabbioso è capace non solo di trasudare odio e freddo istinto da killer, ma di essere credibile anche in quei rari di attimi di pausa e riflessione. E poi la carneficina nel corridioio della prigione che lo vede protagonista è, probabilmente, la scena più memorabile dell’intera stagione.

Personalissima nota a margine: il suo viso sembra quasi sia stato disegnato da Steve Dillon… 

Per quanto riguarda Elektra, mi preme una considerazione, sopra tutte le altre: dopo dozzine di pettorali maschili larghi come materassi a due piazze, la mezza tetta di Elektra che si vede nell’episodio 5 è la prima ghiandola mammaria (semi)scoperta di tutto il Marvel Cinematic Universe. Una svolta epocale, sia lodato Topolino.


Io dico no ai pettorali e sì alle tette!

Dopo questa doverosa parentesi, proviamo a fare i seri. Dal punto di vista tecnico, come nella stagione 1, la regia e la fotografia restano a livelli eccezionali per una produzione TV. Alcune scene, come quella in cui Frank di spalle osserva le giostre sono evocative e potenti; altre, come il prevedibile bis della stagione 1, ovvero il piano sequenza nelle scale che vede Daredevil sgominare un’intera batteria di bikers, sono a dir poco adrenaliniche.  
I primi due episodi, cosi come i primi due della scorsa stagione, sono stati diretti da Phil Abraham, già regista di numerosi episodi de I Soprano e Mad Men, e l’episodio 2×05, quello che vede l’entrata in scena di Elektra ed i flashback di lei e Matt ai tempi del college, è diretto da una superstar del mondo dei videoclip musicali, l’italiana Floria Sigismondi, una che ha lavorato per Sigur Ros, White Stripes, Incubus, Muse, David Bowie e tanti altri…  

A rendere sempre affascinanti le atmosfere della serie, poi, ci pensano gli echi milleriani che risuonano in ogni episodio. In Daredevil 2 Frank Miller è presente in ogni vicolo, non solo per l’introduzione di sue creazioni come Elektra e la Mano o per elementi ricorrenti come la religiosità di Matt, ma proprio per i toni e le atmosfere. E non dimentichiamo che il vecchio Frank è stato il primo a far incontrare Daredevil ed il Punitore sulle pagine dei fumetti Marvel, dando vita ad un antagonismo che sarebbe diventato un classico ricorrente nelle vite editoriali dei due. Poi ci sono gli infiniti easter egg, tanti dei quali sempre di stampo milleriano, come le presenze di Melvin Potter e dello sfigatisismo malvivente Turk (già visti nella stagione 1), o l’esordio di un, profondamente rivisitato, Grotto (partner fumettistico proprio di Turk).
Nota di merito a Netflix che continua a portare sul piccolo schermo personaggi che rispecchiano perfettamente lo spirito delle loro controparti cartacee, senza dimenticare quel citazionismo nerd che ad un lettore di fumetti fa parecchio piacere.

Insomma, ormai al Matt televisivo ci siamo affezionati. D’altronde, se ci fate caso, è il supereroe Marvel con il più alto minutaggio su schermo (e non ditemi: “gli agenti SHIELD te li sei scordati?”), anche per questo il Daredevil di Charlie Cox è ormai entrato di diritto nelle grazie di tutti gli appassionati ma, in questa seconda stagione, lui è servito a fare da collante in una storia in cui era co-protagonista assieme ad Elektra, Foggy e Karen, ma in cui spiccava, su tutti, la sete di vendetta dell’implacabile Frank Castle. Una serie a lui dedicata, ne sono certo, è solo questione di tempo. 

Io vi saluto e vi ricordo l’ineluttabilità del like alla pagina facebook più spumeggiante dell’internet: la mia. Altrimenti Frank Castle potrebbe venire a farvi una visitina domiciliare…

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