AVJP #8: Razzi, pupe e pallottole

Ok, siamo tornati, ed in questa puntata diamo un senso al suffisso “Jet-Pack” del titolo di questa rubrica.
Parliamo di Rocketeer.

Rocketeer è un personaggio immaginario, un “supereroe” creato dallo scrittore-illustratore Dave Stevens. Fece il suo debutto nel 1982 ed è un chiaro omaggio agli eroi seriali del “Saturday matinee” del 1930, 1940 e 1950.

Stevens, brillante e talentuoso illustratore scoperto da Russ Manning (che era finito poi a lavorare “dietro le quinte”) spiccò il volo – è proprio il caso di dirlo – come creatore di un’icona pop di successo, un avventuriero-scavezzacollo un po’ irascibile e geloso con casco futurista e jet-pack, che partì dai fumetti ed arrivò al cinema.

Il successo di questo fumetto lo si deve principalmente al fatto di essere stato l’unico seriale degli anni ottanta (e quindi radicato in un’epoca moderna) a far rivivere in maniera completa, nella mitologia dell’immaginario collettivo americano, gli anni trenta (anni di gangsters, cinema, pin-up, ma anche di spie nazi e tecnologia bellica a parabellica in fermento), non fermandosi a questo ma anzi attualizzandolo per il pubblico moderno.
Le storie infatti affondano le radici nello stile narrativo pulp (quello che fu di The Shadow, per intenderci) e nell’art decò, di pari passo con un trend che in quegli anni (parliamo di inizio anni ottanta) stava riportando sotto le luci della ribalta quel periodo storico ed artistico anche grazie al cinema (Spielberg, Lucas con il loro Indiana Jones). Radici creative legate all’immediatezza del bagaglio culturale grafico di Stevens (che era un illustratore). In quel periodo il fumetto per Stevens era solo una piacevole parentesi da impegni lavorativi più pressanti e Rocketeer nasce proprio così: “Non avevo alcuna idea della storia, era solo un’illustrazione promozionale…” dirà lo stesso Stevens della sua creatura. Tanto che la storia principale la improvvisò vignetta dopo vignetta, tavola dopo tavola.

Dave Stevens nel contesto fumettistico americano degli anni ’80 è una bestia strana che con l’industria del fumetto mainstream non ha nulla a che fare. Quando nel 1982 si inventa Rocketeer (per metterlo in appendice agli albi di Starslayers di Mike Grell), Dave ha già lavorato con Steven Spielberg a I Predatori dell’Arca Perduta e con Michael Jackson alla realizzazione di Thriller. Ma a Stevens del fumetto interessa solo la cosa che a volte sembra la meno importante. Ha un personaggio. Vola con un jet-pack e indossa un casco che ne copre il volto con un grande alettone sulla testa, e non gli interessa se in partenza non ha una storia da raccontare. 

La storia (perchè, alla fine, c’è una storia…):

Cliff Secord, pilota spiantato da circo aereo che nel 1938 trova uno zaino a razzo che lo trasforma in un eroe dei cieli. Ma a Cliff di fare l’eroe non interessa minimamente, a lui interessa solo conquistare la sua bella Betty e fare quei soldi che gli permetteranno di levarla così dalla attenzioni dei papponi hollywoodiani la circuiscono promettendole il successo al cinema mentre nel frattempo la fanno posare senza veli non solo per scopi “artistici”. A dire il vero la bella Betty è molto combattuta tra il successo e Cliff ed inizialmente rischierà di deludere gli amanti dell’happy end. Ma se può servire a tenersi la sua bella, allora Secord è disposto a scapicollarsi nei panni del Rocketeer.

Riferimenti ed ispirazioni:

Rocketeer fa un gran numero di riferimenti alla cultura pop dal 1930 al 1950. La prima storia, The Rocketeer, presenta personaggi della serie pulp di Doc Savage, anche se Stevens si prende cura di non fare riferimento a nessuno dei personaggi (tra cui Doc Savage se stesso) chiamandolo per nome, in modo da non violare il copyright e non pagarne i diritti.

“Cliff’s New York Adventure” presenta un personaggio senza nome della serie pulp The Shadow, tra cui il famoso alter ego di The Shadow stesso, Lamont Cranston.

Oltre a personaggi pulp, anche gli attori del 1940 e 1950 hanno visivamente ispirato due personaggi: Lothar, il cattivo in “Cliff’s New York Adventure”, si basa sulla star del cinema dell’orrore Rondo Hatton; e Betty è modellata sulla  “Regina delle Pinups” Bettie Page.

Un personaggio “Rocket Man”, con uno zaino a razzo quasi identico ed una uniforme simile, è apparso in quattro puntate di un film Republic Pictures dal 1949 attraverso 1953. La quarta serie, originariamente concepita come una serie TV, è stata rilasciata poi come un normale serial teatrale multi-capitolo; due anni più tardi, è stato ri-editato con nuovi filmati e musica addizionale e, infine, trasmesso sulle emittenti televisive NBC in dodici episodi di 25 minuti.

Nel 1991 la Disney ne trasse anche un lungometraggio: The Rocketeer, interpretato da Billy Campbell, Jennifer Connelly, Timothy Dalton e, nella parte di Howard Hughes – imprenditore, regista, aviatore e produttore cinematografico statunitense realmente vissuto – Terry O’Quinn (il John Locke di Lost).

In rete è possibile andare su questa pagina: http://www.therocketeer.net/index.html che contiene un po’ tutto quello che un fan del “razzato” potrebbe cercare.

Collegamenti:

King Of The Rocket Men (1949): 

The Rocketeer, il trailer 

“Rocketeer 20th anniversary” fan film 

The Rocketeer NES Commercial

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