TWR la (psico)analisi di Fantastic 4: la Zona Negativa del cinefumetto

A volte quando vai al cinema con aspettative pari a zero, capita che poi, magari, rimani piacevolmente stupito.
Non è questo il caso.

Stavolta le catastrofiche recensioni vengono ampiamente confermate. Fantastic 4 è la Caporetto del genere supereroistico, un non-film con una trama risibile, idee trite e ritrite, effetti visivi di quart’ordine e che, complessivamente, riesce a trasmettere solo una sensazione: una noia lacerante
Una rivisitazione cinematografica dei Fantastici Quattro talmente brutta da far rivalutare persino i due film con Jessica Alba e Chris Evans in cui la Cosa sembrava fatta di gommapiuma. 

Generalmente quando vi sottopongo i miei deliri sui film, evito spoiler rilevanti. Stavolta no. il film è una merda su tutta la linea, c’è poco da commentare e su cui argomentare. E poi ho un irrefrenabile impulso di raccontarvi la “trama”. Come l’ho capita io almeno…

1997. A scuola c’è questo bambino di nome Reed Rid, come l’addebito sul conto corrente (e sì, si chiama Rid Ricciardi, non Reed Richards come quello della Marvel, perché Rid Ricciardi sta a Reed Richards come Emily Ratajowski sta a Maurisa Laurito). Mentre tutti i bambini dicono di voler fare il giocatore di baseball perché – come insegna Jerry Maguire – è bello quando ti coprono di soldi, Rid sostiene davanti a tutta la classe di aver costruito un teletrasporto in garage. Ovviamente lo prendono per un mitomane e, altrettanto ovviamente, gli danno del coglione.
Ma Rid il teletrasporto l’ha costruito davvero e spedirà la sua macchinina Hot Wheels chissà dove nel multiverso. Fine del prologo.

Otto anni dopo alla fiera della scienza della scuola, Rid, ormai diciottenne, si ritrova a gareggiare contro bambini di seconda elementare presentando ancora lo stesso esperimento. Il teletrasporto di Rid, che lui ha creato per spedire i suoi brufolazzi in un’altra dimensione che col Topexan non ce l’ha fatta, perde contro il vulcano di bicarbonato e l’orologio-patata. Anche stavolta gli danno tutti del coglione, compreso il suo professore, che è sempre lo stesso di otto anni prima (???).


cit. Elio e le storie Tese

Ma due passanti, che si trovavano inspigabilmente alla fiera delle scienze di una scuola di minchioni in periferia, si rivelano essere il preside di un istituto per superdotati e sua figlia adottiva, Susanna Stormo, che è intelligentissima pure lei, perché in questo film sono tutti intelligenti tranne uno.
Susanna è una che “vede gli schemi delle cose” (!) e, per darle un che di ‘ggiovane lo fa mentre ascolta la musica con le cuffiette. Cha a noi ‘ggiovani – si sa – ci piace la musica, iTunes e Spotify. Ad interpretarla è Kate Mara, una con la faccia perennemente incazzata, che può andar bene se devi farle fare la giornalista d’assalto in House of Cards, ma qui non c’entra una mazza (altro che Johnny Storm, è lei il casting peggiore).

Il preside offre a Rid una borsa di studio nel suo college per cervelloni. Ma dopo essere entrato da appena 5 minuti nella scuola per giovani superdotati (superdotati mentali, che avete capito?), Rid, senza neanche aver fatto una lezione o dato una materia con 18, viene messo a capo di un progetto da milioni di dollari per realizzare un teletrasporto interdimensionale.
Il preside, che è interpretato da un cosplayer di Morgan Freeman che, tra l’altro, era il tizio che cucinava le costolette in House of Cards (perché per prendere Morgan Freeman quello vero ci vogliono i big money, mentre questo qui è costato sicuramente molto meno), è uno che ha il vizio di fare discorsi sterili e banalissimi sulle generazioni future, le responsabilità ed altre cazzate a caso. Per questo motivo lo chiameremo Papà Retorica.

Papà Retorica, dopo aver reclutato Rid, va a ripescare un suo vecchio allievo ribelle che è stato espulso per aver bruciato mezza scuola ma è comuque anche lui intelligentissimo (come tutti in questo film… tranne uno). Questo tizio si chiama Vittorio Vondùm e viene dalla Latveria (curiosamente lo stesso paese immaginario da cui proviene Victor Von Doom, uno dei più iconici villains della Marvel).

Ma lasciamo per qualche istante i cervelloni, per essere catapultati in una gara di macchine con protagonista Gionni Stormo, il figlio di Papà Retorica. La corsa di cui Gionni è protagonista è spericolata più o meno come la fiction Carabinieri. Uno spettacolo deplorevole. Se mia nipote di 9 anni avesse ripreso con un iPhone una gara di automobiline sulla pista Polistil, il risultato sarebbe stato più adrenalinico. 
Comunque sia, Gionni afferma di aver costruito lui la macchina ma, evidentemente, non ha alcuna idea di come funzioni un motore dato che lo porta a 9 mila giri facendolo esplodere ed andando in testacoda. Papà Retorica va a recuperlo al pronto soccorso e gli dice “figlio mio, sei una testa di cazzo ma sei anche tu intelligente (perché in questo film siamo tutti intelligenti… tranne uno). Quindi ti metto a lavorare ad un teletrasporto per un’altra dimensione.”
Un classico, vergognoso, caso di nepotismo. 

Un piccolo appunto sulla storia del Gionni Stormo di colore, che in tanti in rete ce l’hanno fatta a maccheroncino. Il problema non è che si siano cambiate le origini e lui sia di colore, mentre Susanna adottata. Il problema, semmai, è che se stravolgi dei personaggi, devi almeno creare un minimo di background o delle dinamiche familiari tra i due che possano destare un pur minimo interesse. Invece Gionni e Susanna, in tutto il film, scambieranno al massimo tre quattro parole. Potevano essere fratelli, cugini di terzo grado o conoscenti: non ce ne saremmo neanche accorti.

Assemblata questa equipe di cervelloni, di cui il 50% è composto dai suoi 2 figli raccomandati, Papà Retorica fa un bel pippone motivazionale, parlando di come le nuove generazioni debbano rimediare agli errori delle vecchie generazioni (una compilation di frasi fatte e luoghi comuni a dir poco squallidi). Caricati da questo bel discorsetto scritto sulla carta igienica durante un’evacuazione sofferta, Rid, Vittorio, Susanna e Gionni costruiscono in men che non si dica il teletrasporto e spediscono una scimmia in un’altra dimensione da cui – non si sa bene come – riescono a ricevere un segnale video.

S.E.G.N.A.L.E.V.I.D.E.O.D.A.U.N.’A.L.T.R.A.D.I.M.E.S.I.O.N.E.

Pensate forse che questo posto dove è andata la scimmia sia la Zona Negativa dei fumetti Marvel? No. Quello era un nome troppo fico per questo scempio di non-film. Meglio dargli un nome che rispecchi in toto i valori di Fantastic 4, ovvero Pianeta Zero.
Il Pianeta Zero, tra l’altro, è una location di merda. Ci sono solo rocce, magma verde e nubi all’orizzonte realizzati in computer grafica da un bambino di 5 anni con un tablet (la CG se la gioca con la prima versione di Wipeout per Playstation 1)  L’impatto visivo – come da nome del pianeta – è pari a zero e non perché non vi sia abbondanza di dettagli (in Interstellar Nolan ha creato un paesaggio strabiliante e sconfinato in un pianeta in cui c’era solo ed esclusiavemente acqua… e qualche onda anomala), qui c’è proprio una banalità tale da portare lo spettatore all’autolesionismo pur di provare qualche emozione.
Io ho cercato di staccarmi un orecchio con le chiavi di casa, per esempio. 

 

A questo punto arriva l’immancabile e stereotipatissimo burocrate testa di cazzo che dice: “Bravi tutti, ora nel Pianeta Zero ci mandiamo gli atronauti della NASA.” Come, effettivamente, sarebbe logico aspettarsi.
Ma Vittorio VonDùm non ci sta e fa ubriacare Rid e Gionni con una fiaschetta da 20 centilitri che tiene in tasca e che, visto il devastante effetto etilico a fronte di un contenuto irrisorio, conterrà assenzio ad 85 gradi corretto con la benzina.

I tre, in pieno delirio etilico, si organizzano per andare sul Pianeta Zero. E siccome sono tutti e tre molto intelligenti e gli manca il pollo, decidono di portarsi dietro un idiota a caso: Beniamino il cretino, l’uomo di fatica di Rid durante gli anni della scuola.
Rid gli telefona in piena notte e gli dice: “Beniamino, vieni qua che partiamo per un’altra dimensione.”
Lui, ovviamente, ci va. E’ cretino. 

Siccome sono arrivati sani e salvi sul Pianeta, pensano: perché non fare una serie di stronzate pericolose? Prima fanno freeclimbing, anche se con loro non c’è Sector, e poi Vittorio immerge la mano in una pozza di magma verde scatenando terremoti, eruzioni, scoregge e sbadigli degli spettatori. Vittorio cade da un dirupo e gli altri tre, che hanno già usato l’aiuto del pubblico ed il 50-50, chiedono l’aiuto da casa di Susanna e tornano sulla Terra.
A restare inculato, ovviamente, è Beniamino il cretino che si ritrova fatto di roccia (perché nella sua cabina del teletrasporto erano entrate delle pietre…) e, cosa più grave, senza più il pene. 
La cabina di Gionni prende fuoco e lui diventa il supereroe noto come Gionni Accendino.
Seguendo questa “logica” (pietre nella cabina—>uomo di pietra; cabina in fiamme—>uomo infuocato) Rid – come mi ha suggerito il Trollo durante la proiezione – doveva avere in tasca un elastico, visto che si trasforma in Tiramolla ed il suo pene si allunga a dismisura. 
Infine Susanna, coinvolta suo malgrado nell’esplosione, diventa invisibile per l’imbarazzo di aver partecipato a questo scempio di non-film. 

Rid, terrorizzato dalle mutazioni, scappa dalla base militare e, dopo il fugone, parte la scritta “UN ANNO DOPO”.

I tre ormai vivono nella base militare come i cadetti di College, storico telefilm di Italia 1, e Beniamino il Cretino, nome in codice Il Coso, è diventato un’arma di distruzione di massa dell’esercito.
Nella estenuante ricerca di Rid, entra prepotentemente in scena Susanna che – vi ricordo – ha un talentuoso talento: “vede gli schemi” (?) ascoltando iTunes (?). Oltre a “vedere gli schemi” però riesce anche a vedere gli SCEMI, e questo particolare le consente di trovare Rid in meno di 5 minuti (quando l’FBI lo cercava da tipo un anno). In realtà i tipi dell’FBI avevano rinvenuto una ricevuta della carta di credito di Rid a Panama, quindi a cosa sia servito il “vedere gli schemi” di Susanna ancora non l’ho capito…
Rid, da buon figliol prodigo, torna alla base militare e, dopo il solito pippone ripieno di vuoto pneumatico di Papà Retorica, decide di aiutarli ad aggiustare il teletrasporto per inviare una nuova squadra nell’altra dimensione e ritrovare il pene di Beniamino. Ma nel Pianeta Zero Tagliato ad attenderli non c’è il pene di Beniamino ma Vittorio Vondùm che, TA-DAN, non è morto ma si è fuso con la sua tuta spaziale e, grazie ad una computer grafica realizzata con un Windows Movie Maker difettoso del 1999, è diventato un cosplayer fatto male di C-3PO. 

Vittorio ammazza un po’ di gente e alla fine uccide Papà Retorica che, prima di morire, fa un ultimo pippone sulla famiglia a Gionni e Susanna.

Rid, Beniamino, Gionni e Susanna inseguono Vittorio sul Pianeta Zero e lo eliminano con alcune risibili combo. Tornati a casa Beniamino dice la parola “Fantastico” e… FINE.

Clap. Clap.

Bella cagata.

Onestamente c’è ben poco da aggiungere: questo film è un disastro a 360°. In barba a quelli che “Io c’ho fiducia in Josh Trank che è il regista di Chronicle!” Sì, ma non è che siccome hai fatto un film buono (uno!), allora sei un genio. Prendete, ad esempio, M.Night Shyamalan il più gargantuesco artefice di cagate hollywoodiane (che quest’anno ci ha deliziato anche con una produzione televisiva infima e persino offensiva come Wayward Pines). Il vecchio Night ha fatto quel capolavoro de Il Sesto Senso, il discretuccio Unbrekable e poi una sfilza interminabile di roba miserevole che, davvero, non si capsice chi e perché continui a produrre/distribuire i suoi film.
Quindi, tornando al topic, Trank aveva diretto un solo film: Chronicle, incentrato su questi tre teenager che acquisivano superpoteri pazzeschi (uno dei tre era proprio Michael B.Jordan, da lui fortemente voluto per interpretare Gionni Stormo). Ok, gli era venuto fuori bene ma attenzione: non è che fosse un capolavoro, era un discreto film realizzato con un budget contenuto (15 milioni) ed era stata vincente l’idea di impostarlo come un mockumentary (un falso documentario come The Blair Witch Project o Cloverfield). Ma un successo non faceva di Trank il nuovo Steven Spielberg, e infatti si è visto con questa epica puttanata di F4….
Tra l’altro Trank aveva già un accordo per dirigere uno degli spin-off di Star Wars ma, ringraziando il Signore, si è tirato fuori alcuni mesi fa perché – dice lui – di voler fare qualcosa di indipendente ed autoriale…

Poi, il giorno prima dell’uscita di Fantastic 4 nelle sale, Trank si è persino messo a piagnucolare su Twitter perché la Fox gli avrebbe cambiato il finale e tagliato alcune scene ma il suo non-film fa schifo in toto, dall’inizio alla fine.

“A fantastic version of this”? Trank, ma mi faccia il piacere! Si assuma le sue responsabilità: lei è complice di questo strazio audiovisivo che si chiama Fantastic 4 e che, non solo non c’azzecca niente con i Fantastici 4, ma è proprio un film di merda a prescindere dal (mancato) rispetto del materiale sorgente.

C’è solo una soluzione, ed anche Rid e Gionni sono d’accordo.

Se volete evitare di andare sul Pianeta Zero e tornare a casa senza il pene, vi ricordo l’inevitabile like alla più qualificata ed autorevole pagina Facebook dell’internet. La mia: 

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2 commenti su “TWR la (psico)analisi di Fantastic 4: la Zona Negativa del cinefumetto

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