Chiacchiere da Bar: Intervista a Kaare Andrews (Napoli Comicon 2015)

Superospite internazionale di Panini Comics al Napoli Comicon 2015 è stato il canadese Kaare Andrews, sceneggiatore, disegnatore e regista cinematografico. 
Grazie alla solita disponibilità dello staff Panini, abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo. Ecco la nostra chiacchierata con lui. 

Kaare, innanzitutto, devo complimentarmi con te per lo straordinario lavoro fatto su Iron Fist: The Living Weapon, una serie eccellente che hai sceneggiato, disegnato e colorato. E proprio da Iron Fist vorrei iniziare questa intervista con te. Per la tua run di 12 numeri hai deciso di riconnettere il personaggio con le sue origini, creando un lungo story arc strettamente correlato con l’infanzia di Danny e con la genesi di Iron Fist. Cosa ti ha portato in questa direzione narrativa?

Avevo lavorato come copertinista nella precedente gestione di Iron Fist firmata da Brubaker, Fraction ed Aja. Avevo letto tutta la loro run, era fantastica e volevo lavorare in quella direzione, nel senso di realizzare qualcosa di nuovo e fresco. Ma, fino ad allora, non avevo mai letto le origini del personaggio. Poi, quando mi fu offerto di lavorarci in prima persona feci un po’ di ricerca su Iron Fist e lessi le storie che ne narravano le origini. Leggendo il racconto dell’infanzia di Danny sono rimasto shockato da quanto fosse violenta e dark. Forse l’origine più dark di tutto il panorama supereroistico.
Prendi Batman, i suoi genitori muoiono e lui decide di dichiarare guerra al crimine, è un approccio altruistico ed eroico. Prendi Spider-Man, lo zio Ben muore e lui impara la lezione che ‘da un grande potere derivano grandi responsabilità’. In Iron Fist è tutto diverso: i suoi genitori vengono uccisi e lui si allena duramente 10 anni per avere vendetta, per uccidere il responsabile. Dieci lunghi anni per diventare un killer. Un supereroe esperto di arti marziali si allena un decennio per uccidere un uomo anziano. Ok, poi non lo ucciderà per altri motivi ma il suo allenamento era finalizzato a quello, ad essere un killer, non ad un nobile scopo come aiutare le persone o salvare il mondo.

E’ stato questo il motivo per cui ti sei innamorato di Danny Rand…

Esatto. Mi sono innamorato soprattutto di questa prima visione del personaggio, quando era più dark. Mi è piaciuta anche la versione successiva, quando Danny era diventato divertente e metropolitano, ma non riuscivo a capire come queste due incarnazioni potessero in realtà essere lo stesso personaggio. La mia storia cerca di trovare un equilibrio tra questi due aspetti facendo riaffiorare gli oscuri ricordi dell’infanzia di Danny. 
Nelle classiche storie di vendetta, l’arma taglia da entrambi i lati: resta ferito sia chi viene attaccato che l’uomo che brandisce l’arma. In una storia di vendetta devi scavare due tombe, una per la persona che ucciderai ed una per te stesso perché la vendetta ha un costo. Ed io non avevo ancora visto le conseguenze dell’allenamento decennale di Danny, l’allenamento che doveva renderlo un assassino. Pur non avendo ucciso il responsabile della morte dei suoi genitori, ne patisce comunque le conseguenze come se lo avesse fatto.
E’ stato questo ad ispirami… e poi io adoro i supereroi ed il kung fu! 

A questo proposito, le tue tavole sprigionano un dinamismo incredibile: Danny esplode fuori dai grattacieli, disintegra armate di ninja non morti. Per le pose “marziali” del personaggio a cosa ti sei ispirato?

Io ho praticato un po’ di arti marziali e sono un grandissimo appassionato. Ho preso un po’ di karate, un po’ di taekwondo, un po’ di pankration e poi guardo tantissimi film di arti marziali, è un argomento che conosco bene e mi piace molto disegnare scene action e combattimenti, è divertente. Potrei disegnare combattimenti per centinaia e centinaia di pagine…

Come è nata questa tua run in seno alla Marvel. E’ stato Axel Alonso a proportela o hai spinto tu per occuparti proprio di Iron Fist dopo la tua esperienza con le copertine dell’Immortal Iron Fist di Fraction/Brubaker?

Ero stato lontano dai fumetti per circa un anno per girare il mio ultimo film (Cabin Fever: Patient Zero NdA). Così quando sono tornato ho parlato con Axel e gli ho chiesto ‘adesso cosa faccio?’, lui mi ha dato un ventaglio di cinque-sei cose che erano in programma tra cui Inumani, Iron Fist ed altri che non ricordo. Io mi sono detto subito interessato ad Iron Fist, così gli ho detto ‘fammi fare un salto indietro e leggere le sue origini’, ho letto le storie di cui ti parlavo prima ed è stato istantaneo: ‘io devo fare Iron Fist!’ Un altro vantaggio è che fosse fuori dalla continuity principale, non coinvolto negli eventi, ad esempio, degli Avengers. Danny può vivere nel suo universo con il suo cast di personaggi. 

Spesso meno continuity si associa ad una maggiore qualità delle storie che si raccontano…

Si, non mi sono dovuto preoccupare delle idee altrui, è stato il mio modo egoista di essere un creativo ma ha funzionato. 

Kaare, come accennavi poco fa, tu sei anche un regista con già parecchi film all’attivo. Oggi Marvel vuol dire anche Marvel Cinematic Universe e in queste ultime settimane la serie Daredevil andata in onda su Netflix ha avuto un riscontro unanime di critica e pubblico ed il prossimo anno sarà il turno della serie Marvel-Netflix su Iron Fist. Dopo averci raccontato Iron Fist sulle pagine di un comic book, non ti piacerebbe essere coinvolto nel progetto e mostrare il tuo Danny Rand sul piccolo schermo?

Non ci sono contatti in corso con il team di Netflix, ma sarebbe proprio divertente. Certo, il meccansimo del MCU è diverso: ci sono il network, gli sceneggiatori, la writer’s room, i registi e… la Marvel stessa. I comics ti danno libertà, quello che ti viene in mente puoi riuscire a farlo funzionare sulle pagine del fumetto. In TV, invece, ogni decisione nasce da una collaborazione, un compromesso e  ci sono tante persone che ci lavorano, ma sì, mi piacerebbe essere coinvolto in uno show Netflix, vedremo.  

In caso in che ruolo ti vedresti?

Non ho l’esperienza per fare lo showrunner. Ho scritto e diretto dei film ma la TV è differente dal cinema, in passato ho diretto il pilot di uno show televisivo live action per Cartoon Network. Sarebbe divertente far parte della writer’s room o magari dirigere qualche episodio…

Kaare, torniamo al mondo dei comics. Io ho adorato Wolverine Patient Zero, la storia scritta da Mark Millar che hai disegnato nel 2005. Avete messo Logan in un campo di concentramento nazista e lo avete reso terribilmente inquietante, senza farlo mai parlare né mostrandone mai il volto al lettore. Ci puoi raccontare come nacque quel concept.

Avevo già lavorato con Mark Millar su Ultimate X-Men, mi piace molto il suo modo di scrivere. Il modo in cui scrive i personaggi mi far venire voglia di disegnarli e quella di Wolverine era una bella storia e poi è stata una bella sfida disegnare un albo in cui il protagonista non pronuncia neanche una parola. Mi sono divertito molto.

Un’ultima domanda, il nostro sito si chiama Il Bar del Fumetto, a questo proposito ti domando: se dovessi andare a prendere una birra al bar con due tuoi colleghi, chi inviteresti?

Caso vuole che i miei due migliori amici a Vancouver siano disegnatori. Uno è Steve Skroce che ha un fumetto in uscita per Image scritto da Brian K. Vaughan che si intitolerà ‘We Stand On Guard’ in cui gli Stati Uniti invaderanno il Canada con dei giganteschi robot. L’altro è Troy Nixei che ha realizzato parecchia roba indipendente ed è anche un regista, ha diretto ‘Non Aver Paura del Buio’. Questi sono i ragazzi con cui mi piace andare a bere nella realtà. In un mondo fantastico ci andrei con Jim Steranko.

Un altro “artista completo” come te: scriveva e disegnava le sue storie.

Si, i miei artisti preferiti sono sempre quelli che scrivono e disegnano le loro storie: Will Eisner, Jim Starlin, Frank Miller, Howard Chaykin e Todd McFarlane. Questi artisti possono fare tutto. Anche se a volte non fanno tutto il lavoro, loro POSSONO farlo. E sono loro che mi hanno ispirato a fare Iron Fist, a scriverlo, disegnarlo, colorarlo, realizzarne le copertine… e persino il logo.

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