Dylan Dog #339 – Anarchia nel Regno Unito

Dopo due numeri dall’inizio della vera “nuova vita” dell’Indagatore dell’Incubo, cominciamo a vedere i primi segnali veri di cambiamento. Dopo il, forse, troppo lungo e poco incisivo numero sul pensionamento di Bloch, Anarchia nel Regno Unito mostra davvero i segni del rinnovamento tanto annunciato su Dylan Dog, anche se dobbiamo capire quanto incisivi e significativi.

L’incipit di questa storia è dei più classici: Dylan è a letto con una bella donna, parlando del caso appena risolto con successo (quindi sembra di assistere a quel momento di pausa che intercorre tra un numero e l’altro di Dylan Dog), ma questo momento di tranquillità viene subito interrotto dall’arrivo della Polizia. Qui facciamo la conoscenza dell’Ispettore Capo di Scotland Yard, Tyron Carpenter, e il sergente Rania Rakim; il primo è un uomo di mezz’età di colore, mentre il sergente è una giovane donna Mediorientale: diciamo che, per non farsi mancare niente, la Bonelli ha deciso di inserire un po’ di minoranze etniche all’interno delle sue storie. Per carità, idea niente male, ma la si poteva presentare in modo diverso e con una certa gradualità (anche perché, con tutti gli anni che Dylan ha trascorso nella Polizia e a Scotland Yard, mi sembra strano che non conosca l’Ispettore Capo). Ma vabbé, chiamiamola sospensione dell’incredulità. I due si recano a casa di Dylan per confiscare il suo vecchio distintivo, mai restituito alla Polizia, e lo dichiarano in arresto.

Da questo momento comincia il vero plot del volume perché assistiamo alle prime fasi di una rivolta dei lavoratori, che poi sfocerà in un’autentica sommossa ai danni degli agenti di Scotland Yard. Sorvolando su molti aspetti della storia (per quale motivo questi lavoratori si aizzano solo contro le forze dell’ordine? Cosa vede Dylan quando toglie la maschera ad uno di loro? Perché bruciando il cadavere di Andrew Keed dovrebbe finire tutto? Perché nessuno ha mai trovato il cadavere di Keed? Perché Keed decide di “attivarsi” proprio ora e non in qualsiasi altro momento?) e su altre forzature di cui si è fin troppo parlato – Dylan che usa un tablet, non mi sembra così incredibile se si cerca di attualizzare il personaggio – la storia può anche risultare interessante. Indubbiamente la vena ironica della sceneggiatura di Gigi Simeoni aiuta nella buona riuscita di questo numero, seppur non si tratti di un capolavoro.

Il vero aspetto che però ancora mi lascia perplesso è che si è tanto parlato di questa rinascita di Dylan, e ancora se ne parla, ma io davvero non la vedo. Abbiamo Dylan che usa un tablet, Bloch in pensione, due nuovi agenti che cambieranno le carte in tavola per l’Old Boy, ma non mi sembra che si stia davvero rinnovando qualcosa, perché non si è capito bene cosa andava rinnovato: non è il contesto da cambiare (o meglio, anche quello), sono proprio le trame di Dylan che vanno rinnovate in qualche modo, mancano le idee che possano rendere degno di essere letto un personaggio vecchio di vent’anni. Se escludiamo da questa trama gli aspetti rinnovati del contesto cosa abbiamo? Dylan “latin lover” che si trova coinvolto suo malgrado in un caso che coinvolge un nonmorto o uno tornato in vita in qualche modo o una qualche creatura soprannaturale. Dove sono le storie con finale aperto? Dove sono le storie splatter scritte bene? Dove sono le trame intessute su fantasie mentali o su creature che lo stesso Dylan credeva non potessero esistere? Manca lo scetticismo, manca la vera indagine, manca la vera azione.

A questo punto gli unici che si salvano sono i disegnatori impegnati sulle pagine della testata Bonelli, come ad esempio il solito Giampiero Casertano all’opera su questo volume. Personalmente amo molto il suo tratto, realizza un Dylan molto personale e ha una grande capacità di ritrarre stati d’animo ed espressioni. Quello che quindi resta da chiederci, da lettori affezionati di Dylan Dog, è: quando inizierà davvero il nuovo corso? Sembra quasi che dopo un anno di storie indecise, ci aspetti un altro anno di storie vuote e funzionali al solo cambiamento del contesto Dylaniato. Tutto ciò sarebbe molto deludente perché confermerebbe le mie paure sulla nuova gestione, ovvero la solita “trovata commerciale” infarcita con qualche storia migliore rispetto alle altre, ma senza entrare davvero negli annali del personaggio (o del fumetto). Credo ancora in una rinascita di Dylan, soprattutto perché credo in Dylan e non in quello che gli fanno fare. Con questo vi invito a farmi sapere cosa ne pensate anche voi e ci rileggiamo alla prossima.

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