TWR la (psico)analisi di Captain America: The Winter Soldier

Diciamoci la verità. Da settimane abbiamo l’acquolina in bocca al pensiero del nuovo film di Cap. In rete ne parlano tutti: sia quelli che hanno avuto la fortuna di vederlo in anteprima, sia quelli che non l’hanno visto ma che “sai, sono fico, certo che l’ho visto in anteprima”.
Il giudizio è unanime: Captain America The Winter Soldier è promosso.

Ma andiamo a parlare del film, SENZA SPOILERAZZI.
Ispirato al lavoro di Rob Liefeld

Ma cosa dici, capra ignorante? Volevi dire Ed Brubaker, casomai!
Misuravo la tua soglia di attenzione.
Dicevo. Ispirato alla celebre run di Ed Brubaker, Cap: The Winter Soldier presenta toni molto diversi rispetto ai più recenti prodotti Marvel Studios.
Non è un’action-comedy come Iron-Man 3 o Thor 2, ma un colossale, sontuoso, film d’azione con parecchi elementi da spy-story. A richiamare fortemente il lavoro di Ed Brubaker, lo sceneggiatore col cappello di Heisenberg, pluripremiato agli Eisner awards, è proprio questa vena spionisitica, oltre alla presenza del Soldato d’Inverno o di altri personaggi, che pur non essendo stati creati da Bru, hanno avuto grande importanza nella sua run, su tutti Crossbones e Sharon Carter. Ok, c’è anche Falcon ma lui è una costante ricorrente nella vita editoriale di Cap.
Mesi fa fu proprio Brubaker, dopo aver fatto una visita al set di The Winter Soldier, a dirsi molto soddisfatto di ciò che aveva visto. Dichiarando che aveva avuto l’impressione che le sue storie stessero prendendo vita. Già questo faceva ben sperare per la riuscita del film.

Partendo da uno dei migliori story-arc a fumetti di Cap, il duo McFeely/Markus (sceneggiatori anche del primo film di Cap e di Thor: The Dark World) tira fuori una storia ben costruita, equilibrata e che, nonostante i 140 minuti di proiezione, non conosce pause. Grande merito, naturalmente, va anche dei fratelli Anthony e Joe Russo, i due registi (che dirigeranno anche Captain America 3, uscita maggio 2016) che realizzano una pellicola visivamente impressionante con effetti speciali incredibili e scene d’azione strepitose. Insomma, è chiaro: un film di Captain America rientra sempre nella categoria popcorn movie, ma in questo caso è un intrattenimento di qualità.

Quello di The Winter Soldier, è un Cap più attualizzato rispetto alle sue precendenti apparizioni su celluloide, sta imparando a vivere nel presente e appare meno spaesato e fuori dal tempo. Anche se la sua agendina delle cose da fare segnala ancora lacune colossali:

Il cast è tutto di livello. Samuel L.Jackson tira fuori il suo miglior Fury, Anthony Mackie/Falcon (su cui avevo grosse perplessità) è un buon gregario, Emily VanCamp è perfetta nei panni di Sharon Carter e poi c’è la ciliegina sulla torta: Robert Redford nei panni del segreatrio Pierce… chevvelodicoaffare?
Per quanto riguarda Sebastian Stan/Soldato d’Inverno, beh la sua vicenda viene poco approfondita e, almeno in questa sua prima apparizione (Stan ha un contratto con i Marvel Studios per ben 9 pellicole!), funge più da espediente narrativo. 
E non dimentichiamo Scarlett Johansson, qui praticamente in veste di co-protagonsita, sexy ed ammicante come sempre. 

Scusa, e Cap dove lo metti?
Ok, anche lui fa il suo, per carità, però diciamoci la verità: lo scudo è più espressivo di Chris Evans.

Andando a parlare dei dettagli e delle citazioni che tanto piacciono al nerdone, c’è un divertente richiamo a Pulp Fiction (Ezechiele 25.17…), ed anche la presenza di un personaggio ricorrente di Agents of S.H.I.E.L.D. (l’agente Sitwell). Ma quello che, sicuramente, ha fatto sobbalzare molti dalla poltroncina del cinema, è stato sentir pronunciare due parole: Stephen Strange. L’ennesima conferma che il film sul signore delle arti mistiche non tarderà ad arrivare.
E poi, come ogni buon film supereroistico che si rispetti, anche qui abbiamo un cambio di costume del Capitano:

Insomma, l’impressione è che, davvero, Captain America: The Winter Soldier sia uno dei migliori cinecomics realizzati finora ed a questo va aggiunto un altro apprezzabile dettaglio: il Marvel Universe cinematografico si presenta come un vasto mondo narrativo coerente ed in continua e progressiva espansione. Un’espansione che avviene gradualmente e con un’ottima programmazione da parte degli Studios. E questo è senz’altro un aspetto che io (e penso anche tutti voi) accolgo con molto piacere.  

E poi c’è la scena dopo i ittoli di coda e, anche qua, chevvelodicoaffare, mandibola a terra. 
Invece la 2a scena (ovvero la post-post-credit) è evitabilissima.

E, in chiusura, MESSAGGIONE PROMOZIONALE!

Ho iscritto la mia “recensione” di Cap al conscorso indetto da Marvel che trovate qui: votailtuoblogger (registratevi, andate sulla sezione “vota” e cliccate su TheWalkingRec, NB utilizzate Google Chrome per la procedura di registrazione, altri browser possono dare problemi).
In palio per il più votato i biglietti per la prossima anteprima Marvel Studios e, udite udite, possono vincere anche i votanti.
In pratica lo dico per voi… potete vincere! Ma solo se votate per me, ovvio.
– AHAHAH E perchè dovrei votare, te presuntuso vanaglorioso e pusillanime quando, tra gli altri, c’è pure Ortolani in gara? –
Ma dai, Ortolani all’anteprima dei film Marvel ce lo mandano lo stesso. A me non mi si incula nessuno!
– Ok, per questa volta, ma solo per questa, ti voto…- 

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2 commenti su “TWR la (psico)analisi di Captain America: The Winter Soldier

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