Lady Mafia – Cuore Noir Edizioni

Qualche settimana fa le vite di noi ignari nerdoni sono state scosse da una notizia improvvisa: uscirà nelle edicole un fumetto intitolato Lady Mafia. “Chi se ne frega”, direte voi. Ma non l’hanno pensata alla stessa maniera tantissimi tra gli addetti ai lavori che, nei giorni seguenti, si sono prontamente mobilitati per manifestare tutto il proprio sgomento. L’Associazione Antimafia Libera tuona: “E’ un’ operazione diseducativa che ferisce le tante donne vittime delle mafie e i loro familiari”; mentre la Commissione Parlamentare Antimafia è unanime: “bisogna subito bloccare la distribuzione del fumetto Lady Mafia”. Ma è giustificato questo allarme sociale? Ci sono altre ragioni dietro questo sconvolgimento generale? E’ davvero così pericoloso Lady Mafia? No. Si. Forse.

L’atteggiamento allarmista da parte delle associazioni antimafia e delle istituzioni è dovuto ad un doppio fattore. Da un lato, il panico generato da una visione antiquata del fumetto, secondo cui la Nona Arte sarebbe un prodotto principalmente destinato ad un pubblico giovane e giovanissimo. Ci crediate o no, c’è ancora un sacco di gente che pensa che i fumetti li leggano solo i bambini. Chiaro che non farei leggere Lady Mafia a mio figlio di 4 anni, ma credo comunque che neppure a lui interesserebbe particolarmente. L’altro fattore che ha inciso negativamente (o positivamente?) sulla campagna di Lady Mafia è indubbiamente il nome. L’avessero chiamato Veronica (nome della protagonista), ad esempio, nessuno se lo sarebbe filato di pezza.

E’ proprio questa la ragione alla base dell’immotivato scalpore con cui è stata accolta l’uscita di questo fumetto. Una mossa pubblicitaria importante – sebbene di cattivo gusto – che ha indubbiamente portato al risultato sperato; quello cioè di far parlare tanto, nel bene e nel male, di Lady Mafia. D’altro canto, se ci pensate, li pubblicizzano proprio così i film negli USA: “la pellicola che ha sconvolto l’America”, tu ci vai pensando di fartela sotto per tutto il film, e invece è una minchiata epica. Insomma, anche in questo caso, tanto rumore per nulla, o meglio, tanto rumore solo per far rumore.

Ma com’è davvero Lady Mafia? Si, perché a parlare di questo polverone, quasi dimenticavo di fare la recensione di Lady Mafia. E Lady Mafia, invece, la recensione se la merita tutta. Eccome se se la merita.

Premetto che ho deciso di approcciarmi alla lettura di questo albo nella maniera più obbiettiva possibile, sgombrando la mente da ogni polemica che ne ha preceduto l’uscita. L’ho sfogliato, ed ho notato subito la carta di buon livello utilizzata, la cover semirigida e il consistente numero di pagine. Tutto questo unito ad un prezzo interessante (€ 4,90) che, considerato il livello dell’edizione, può definirsi certamente vantaggioso. O almeno lo sarebbe se all’interno ci fosse stampato un qualsiasi altro fumetto. Perché, al di là delle polemiche, al di là dell’infelice scelta del nome; a prescindere dall’argomento o dai moralismi di sorta, Lady Mafia è e resta un prodotto mediocre, senza alcun futuro nel mercato italiano. E questa è l’unica cosa che conta a mio avviso.

Una narrazione lenta e dei dialoghi imbarazzanti compongono una trama davvero scontata alla quale ho deciso di non dedicare più di cinque parole. Veronica-genitori-uccisi-mafia-vendetta. Molto meglio parlare invece dei testi, orribilmente partoriti dal “creative mind” Pietro Favorito. Un uomo che, non soddisfatto dal supplizio già inferto ai lettori, si concede anche il lusso di firmare pre, post e interfazione. I testi di Favorito si compongono di periodi troppo lunghi e disordinati per un racconto a fumetti, contribuendo in tal modo a rendere la lettura ancora più faticosa di quanto non sia già di suo. L’autore insiste inoltre ad infarcire i dialoghi di frasi in dialetto, per lo più decontestualizzate e prive di alcuna pertinenza con l’andamento narrativo. Scelte davvero incomprensibili.

Il lettering, realizzato in maniera superficiale e approssimativa, è uno degli aspetti che colpiscono maggiormente in negativo. L’utilizzo di un font comune (comics sans?!?), unito alla eccessiva verbosità di didascalie e dialoghi, evidenziano ancor di più la dozzinalità di Lady Mafia, persino rispetto ai prodotti più miseri del panorama fumettistico italiano.  

I disegni, ad opera di Domenico Nagliero, sono senza ombra di dubbio la parte peggiore di tutto il fumetto. L’artista (?) dimostra di non avere alcuna cognizione per quanto attiene alle proporzioni del corpo e soprattutto del viso, dando vita a disegni di indescrivibile bruttezza e assoluta staticità. Le tavole, prive di alcuna profondità, si presentano quasi sempre spoglie e mal congeniate. La tecnica illustrativa, l’inchiostratura e l’utilizzo dei contrasti tra bianco e nero, scimmiottano in maniera impacciata, quanto evidente, lo stile grafico adottato da Miller in Sin City. Un riferimento talmente banale e malriuscito da risultare irritante, e che si avvicina assai più alle vignette della Settimana Enigmistica, piuttosto che a qualsiasi altra rappresentazione grafica.  

Ciò che emerge, in definitiva, è un prodotto scadente, realizzato da dilettanti con poca o nessuna esperienza alle spalle che, tentando di sfruttare un nome ad impatto e la conseguente pubblicità mediatica che lo ha accompagnato, hanno tentato di improvvisare un fumetto senza avere la minima idea di come farlo. Inutile a mio avviso parlare della pubblicità dei locali contenuta all’interno dell’albo, così come è superfluo fare cenno alla discutibile apparizione di Lady Mafia su Rai Uno, all’interno dell’altrettanto discutibile fiction “Braccialetti Rossi”. Ciò che conta, ai fini della recensione del volume in oggetto, non sono le pagliacciate che fanno da contorno all’uscita dell’opera, quanto più l’ignobile livello qualitativo mostrato, il cattivo gusto nelle scelte editoriali, la totale assenza di stile grafico e soprattutto la piattezza e ovvietà di una trama da dimenticare. Queste sono le uniche ragioni alla base del disgusto prodotto da Lady Mafia. Tutto il resto sono chiacchiere da imbecilli.

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