Dark Universe #8 – C'è chi viene, c'è chi va…

La storia dei fumetti ci ha abituato spesso alla morte, sia dei personaggi fondamentali (Superman, Spider-Man) sia di quei personaggi che morendo diventano un pretesto per la nascita di un supereroe (Zio Ben, i coniugi Wayne). Ma cosa accade quando a morire è un figlio? Ci sono due strade: o quella presa su Batman o quella presa da Lemire su Animal Man. Questo, e non solo, è Dark Universe #8.

Animal Man #19

Jeff Lemire è uno degli autori più discussi (in positivo) del momento. Ma Animal Man è decisamente la testata maggiormente nelle sue corde. Dopo un anno e mezzo a dir poco eccezionali, con pochissime sbavature – quasi nessuna – raggiunge l’apice del suo connubio con Steve Pugh: il funerale del piccolo Clifford Baker, figlio di Buddy, coinvolge sotto tutti gli aspetti, ti cattura col silenzio delle prime vignette, dove si consuma il sordo dolore di un padre; ma ti stupisce poi con i dialoghi taglienti tra Buddy e Ellen, fino a ribadire nuovamente con rinnovata forza il concetto centrale della run di Lemire: a volte si è costretti ad essere qualcosa che non si vuole essere. Ho trovato questo #19 il più bello realizzato finora per questa testata e non posso che farmi rodere il fegato al solo pensiero che in Italia molti si diranno “Non prendo la testata perché costa troppo”. Complimenti per la cazzata, vi state perdendo una delle migliori serie a fumetti degli ultimi dieci anni. Lemire è semplicemente un genio, sa far parlare i suoi personaggi con silenzi devastanti e tiene bene a mente il concetto di crescita di un personaggio, senza però rinnegare quello che è il sostrato fondamentale dello stesso. Fin dalle prime battute di questa testata abbiamo visto un Buddy dubbioso sul proprio destino da Animal Man e ora questa tematica ritorna, come a voler confermare l’idea del personaggio, donandogli una corporeità che sfonda nettamente la quarta parete e diventa qualcosa di così grande che il suo scrittore può solo lasciarne fluire la forza attraverso la penna.

Swamp Thing #19

Il “verdone” invece cambia nettamente registro, ma non si abbassa la qualità della testata, anzi. Il nuovo team creativo composto da Charles Soule (testi) e Kano (disegni) esordisce col botto, c’è poco da dire. Il concetto di Swamp Thing si è caricato di moltissimi significati nel corso della run di Snyder e Paquette, travalicando il concetto di supereroe – come era Swampy da un po’ di tempo a questa parte – per recuperare quello di protettore del Verde: ma non è più un clone di Alec Holland a svolgere questo compito bensì lo stesso Alec, il quale ha acquisito consapevolezza di quello che significhi essere Swamp Thing. Mentre è alla ricerca di un certo Seeder, il nostro amico verde finisce a Metropolis, dove ha un incontro ravvicinato con lo Spaventapasseri e ce ne viene preannunciato un altro con la grande S. Buona parte della storia è rappresentata dalle didascalie, i pensieri di Swampy il quale si sente ormai tutt’uno col Verde e volentieri si perde in esso. Ottima l’impronta grafica di Kano (anche se non siamo ai livelli di perfezione di un mostro come Paquette) e molto solida la trama di questo numero. Adesso non ci resta che aspettare gli sviluppi della testata.

The Phantom Stranger #6

Lo Straniero Fantasma è ancora alla ricerca dei rapitori della propria famiglia e, dopo lo stupendo scontro con lo Spettro, gli tocca scendere nell’Ade per cercare informazioni. Anche qui il parco autori si rinnova e Dan DiDio con J.M. De Matteis (ai testi) incontrano Zander Cannon, Gene Ha e Dan Davis ai disegni. Questa folla di nomi riesce a confezionare il solito intrigante numero, ma anche questa volta i comprimari sono di tutto rispetto: Belial, Suge e Ruskoff, figli del demone Trigon (insieme a Raven, apparsa in precedenza sulla testata). L’idea di base è semplice e consiste in una partita a poker tra  i demoni e lo Straniero, ma quest’ultimo ha in serbo un trucco per portare a casa la vittoria. Ancora una volta quindi uno scontro che non avviene a livello fisico ma a livello mentale o comunque uno scontro ideologico, dal quale lo Straniero esce sempre vincitore, senza però risultare pulito fino in fondo. Questa testata è secondo me la vera inaspettata forza del mensile perché un contenitore di quattro testate potrebbe essere molto pericoloso: se la metà del mensile è illeggibile, allora nessuno lo comprerà mai. Invece per fortuna lo Straniero Fantasma si rivela essere sempre una buona lettura.

Sword of Sorcery #7 – #8

In dirittura d’arrivo anche l’ultima testata di questo ricco mensile (col #9 infatti si chiude questo story arc per lasciare spazio a Constantine dal #10). Christy Marx (testi) e il trio di disegnatori formato da Aaron Lopresti, Travis Moore e John Livesay svolgono come sempre un lavoro molto buono con una trama che si rivela essere ben definita e con un’idea di fondo ben realizzata. Dopo averci introdotto ad un mondo così particolare come GemWorld, ci siamo addentrati nelle vicende di palazzo tra le varie casate per poi assistere all’introduzione di un villain potente e vendicativo come Eclypso, a.k.a. Lord Kaala. Mentre questo malvagio conquistatore porta la propria vendetta alle porte della casa Amethyst, Amaya guida l’ultima resistenza nel tentativo di imprigionare nuovamente il nemico, consapevole che la guerra è stata cominciata per causa sua (anzi, per colpa del solito Constantine, molto poco incline alle collaborazioni che portano vantaggio ad altri). Mi riservo al mese prossimo alcune opinioni finali sulla testata, in attesa dello sbarco dello stregone inglese.

Una menzione speciale questo mese per le cover di Andrew Porter (Animal Man) ed Andy Brase con Matthew Wilson (Swamp Thing).

Si conclude qui la recensione di quello che posso tranquillamente definire il miglior mensile RW Lion (e forse il miglior mensile italiano al momento) e ci rileggiamo il mese prossimo. Alla prossima!

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